
Cacciatori in una foto Ansa (archivio)
Grosseto, 30 agosto 2017 - «Le argomentazioni degli animalisti non sono supportati da alcun documento scientifico e i pareri dell’Ispra ormai lasciano il tempo che trovano. Non credo che all’Ispra conoscano bene il territorio se riguardo all’incidenza della siccità e della emergenza incendi sulla fauna hanno messo tutte le regioni sullo stesso piano». Affondo di Luciano Monaci, presidente provinciale della Federcaccia Grosseto, dopo la decisione della Regione Toscana di menomare la preapertura della stagione venatoria 2017–2018 anche in seguito alle sollecitazioni delle associazioni animaliste e alla conseguente presa di posizione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Monaci e Federcaccia Grosseto prendono atto delle decisioni della giunta regionale (preapertura vietata per le specie acquatiche e per il merlo; consentita fino alle ore 14 di sabato per tortora, colombaccio, corvidi e storno in deroga, e fino alle ore 14 di domenica per corvidi e storno) ma allo stesso tempo sollecitano una riflessione più ampia. «Queste misure – dice Monaci – serviranno a poco se non a nulla. Il clima sta cambiando e i cacciatori, che conoscono davvero il territorio perché lo vivono e lo curano ogni giorno sono i primi a riconoscerlo. Ma proprio perché il clima è cambiato allora sarebbe più coerente far slittare tutta la stagione venatoria. Si apre più tardi (ottobre?) e si chiude più tardi (fine febbraio?)».
Più dura, invece, la posizione di Libera Caccia. «No, noi non ci stiamo – esordisce il presidente provinciale Giussano Valentini – I diritti sono diritti. I vari distinguo o le prese di posizione delle varie associazioni ambientaliste sono solamente polverone mediatico. Meraviglia l’Ispra che corre in soccorso ai ‘frontisti del no comunque’. Anche l’Ispra campa con i soldi dei cacciatori. O ha al suo interno elementi del ‘no’? I cacciatori maremmani provengono da una tradizione millenaria. E sanno anche quando è il caso di cacciare oppure no. La scelta spetta al singolo cacciatore che nella sua sensibilità venatoria e naturalista è capace di decidere per il meglio. Non di certo a quelli che di caccia non sanno nulla, ma che pontificano dai loro salotti cittadini, dilettandosi a chi la spara più grossa».
E' il contesto che fa il...‘monaco’. La prende con filosofia Francesco Rustici, l’ex presidente provinciale dell’Arci Caccia fuoriuscito da quel sodalizio per fondare, insieme ad altre doppiette maremmane e non solo, l’Arct, Associazione regionale cacciatori toscani. Per Rustici, infatti, la decisione della Regione di limitare la preapertura della stagione venatoria lasciando comunque la possibilità ai cacciatori di sparare, a determinate condizioni, alle specie consentite «è una soluzione equilibrata e responsabile». «Equilibrata – spiega Rustici – perché tiene conto dell’eccezionale contesto ambientale mutato dalle caratteristiche meteo degli ultimi mesi. Responsabile perché sgonfia il populismo demagogico cui spesso si affida il mondo animalista per conseguire obiettivi ideologici. Il divieto agli acquatici e al merlo, e la limitazione dell’orario di caccia nel prossimo fine settimana – conclude Rustici – mi sembrano un buon compromesso che non svilisce la dignità delle doppiette».
SUL FRONTE dell’Arci caccia, invece, a parlare è Giuliano Masetti che ha sostituito proprio Rustici pochi mesi fa in occasione della predetta «scissione». «Ci rende perplessi la limitazione dell’orario – afferma Masetti – E’ una cosa mai avvenuta prima. Informare tutti i cacciatori non sarà certo cosa semplice. Prendiamo atto delle decisioni della Giunta che dobbiamo accettare per così come sono state prese. Tuttavia, volendo entrare nel merito, giustificare questo cambiamento in corsa con il discorso della siccità e di un’estate particolarmente torrida fa un po’ sorridere. Con la preapertura di solito si dà la caccia alla cosiddetta ‘tortora africana’ che in questo periodo si appresta a tornarsene, appunto, in Africa. Ora, non mi pare proprio che in quel continente ci sia una disponinilità di acqua superiore a quella che abbiamo oggi in Toscana. Cosa diversa se ragioniamo proiettati sull’apertura della stagione vera e propria riferendoci alle specie stanziali. Ma gli animali quando hanno sete si spostano e l’acqua la trovano».