Biogas e cattivi odori. Le associazioni dure: "Controlli parziali e inefficaci: perchè?

Gli ambientalisti chiedono una documentazione che non arriva "Evidenti le assenze delle coperture nelle platee di deposito. Fuoriescono liquidi dalla fermentazione: ma nessuno si accerta".

Biogas e cattivi odori. Le associazioni dure: "Controlli parziali e inefficaci: perchè?

Biogas e cattivi odori. Le associazioni dure: "Controlli parziali e inefficaci: perchè?

"Come mai gli impianti a Biogas presenti nella piana del grossetano non sono gestiti come previsto dalle autorizzazioni?". E poi: "Perchè i controlli sono parziali e inefficaci sugli scarichi all’esterno di acque meteoriche dilavanti contaminate e senza autorizzazioni?". Sono alcune delle domande che si pongono le associazioni "Grosseto aria pulita", "Forum ambientalista", "Italia nostra" e "Grosseto al centro" che in questi giorni hanno rinnovato la richiesta di documentazione al Comune di Grosseto, alla Regione, all’Arpat e ai carabinieri relativa agli accertamenti compiuti da Comune e Arpat sulla gestione degli impianti a biogas.

"Le segnalazioni di maleodoranze da parte dei cittadini continuano – dice Anna Bardelli di Italia Nostra – ed anche noi continuiamo a voler sapere se le gestioni di tali impianti sono conformi ai progetti presentati e autorizzati e alle prescrizioni impartite dalle autorità pubbliche contestualmente al rilascio delle autorizzazioni all’esercizio".

I comitati hanno documentato i motivi per ritenere che alcuni impianti non siano gestiti come previsto dalle autorizzazioni.

"Ci sono – aggiunge Matteo Della Negra di Grosseto Aria Pulita – le foto satellitari degli impianti scaricabili da chiunque attraverso l’applicazione web Google Earth, in cui appaiono evidenti nel tempo le assenze delle coperture prescritte nelle platee di deposito dei digestati solidi e liquidi in uscita dalla fermentazione anaerobica, con evidenti ristagni di acqua piovana. Inoltre, per alcuni impianti, abbiamo avuto prove documentali di scarichi abusivi, all’esterno degli stessi, di acque dilavanti inquinate e di deposito eccessivo di digestati liquidi nei terreni limitrofi. Entrambi i fenomeni sono ovviamente fonte di cattivi odori che periodicamente interessano parti importanti della città". Gli ambientalisti proseguono: "Avevamo ottenuto che il Consiglio comunale promuovesse le verifiche necessarie. Ottenuti finalmente i verbali di tali verifiche abbiamo visto che in nessun accertamento sono indicati i dati tecnici che consentono di verificare l’esistenza del presunto ciclo chiuso delle acque meteoriche inquinate".

Un ciclo chiuso che prevede che tutte le piogge dilavanti le materie fermentate vengano raccolte e immesse nel digestore. "I volumi di tali acque sono in funzione delle entità delle superfici scolanti in cui si lavorano i materiali in entrata e in uscita – aggiungono – le superfici con assenza delle coperture prescritte nelle autorizzazioni all’esercizio e non realizzate, il volume delle vasche sigillate in cui conservare tali acque contaminate. Documentazione che non ci è stata fornita: si deduce che le verifiche promosse dal Comune di Grosseto, con il supporto di Arpat, che raccomanda comunque la copertura, sono state parziali e inefficaci a stabilire se gli impianti abbiano o meno la possibilità di realizzare in tutte le stagioni dell’anno il ciclo chiuso delle acque, evitando scarichi abusivi all’esterno degli impianti con danno all’ambiente e alla salute pubblica".