
Apicoltura, quanti ostacoli Gli allevatori schiacciati dal peso della burocrazia
Poco tempo per curare i propri alveari e troppo tempo da trascorrere al computer per ottemperare alle nuove norme che il ministero della Salute ha appena introdotto con un decreto legge. Problemi per l’apicoltura che, già segnata da cambiamenti climatici e da un uso indiscriminato di pesticidi, rischia di avere a che fare con degli ostacoli burocratici quasi insormontabili, se non a costo di sforzi economici e temporali immani per coloro che si prendono cura di insetti importantissimi per la vita dell’uomo, quali sono le api. Una questione di rilevanza nazionale con cui dovranno confrontarsi anche i 750 apicoltori maremmani, che gestiscono, in maniera impegnativa e passionale circa 21mila alveari, disseminati dall’Amiata fino al mare. Gente che produce miele, ma che con il proprio lavoro partecipa ai processi di impollinazione di tutto il patrimonio orto-fruttifero e naturalistico della Maremma, con circa il 30% di loro che seguono una certificazione biologica. Insomma, apicoltori appassionati che rischiano di dover togliere tempo al proprio lavoro per essere in regola con la nuova legislatura. "Ci viene richiesta la registrazione di movimentazioni anche semplici e basilari nell’apicoltura, quali lo sposamento di una nuova ape regina da un’arnia ad un’altra che si trova in una località differente, qualora una famiglia se ne trovi improvvisamente priva, pur essendo della stessa azienda, o la movimentazione di telai o piccoli gruppi di api, consuetudinaria in apicoltura per bilanciare gli alveari – spiega Gianni Alessandri (nella foto), presidente Aapi, (Associazione Apicoltori professionisti italiani) e titolare di una azienda in Maremma –. Ciò impone quotidiane attività di registrazione online, con conseguenti costi e dispiego di energie. Una norma, equiparabile per un allevatore di mucche alla annotazione dello spostamento di un capo da un recinto ad un altro della stessa azienda, che non è applicata in nessun Paese europeo e che rischia di mettere in difficoltà l’apicoltura. Ciò comporta l’aumento insostenibile, oneroso ed inutile delle operazioni da registrare proprio perché l’apicoltore vede frazionata la sua attività in una moltitudine di allevamenti e deve registrare centinaia, se non migliaia, di spostamenti da un allevamento all’altro. Per non parlare di una forte penalizzazione delle aziende apistiche italiane rispetto agli altri apicoltori d’Europa e del mondo che non hanno analoghe incombenze. Perciò gli apicoltori chiedono alla politica, e soprattutto agli amministratori regionali e nazionali, un urgente interessamento per sospensione delle disposizioni contenute nel decreto 134 per il settore apistico, e la prioritaria costituzione di un tavolo apistico al Ministero della Salute, in cui responsabili ministeriali, validi esperti della sanità apistica e le rappresentanze apistiche qualificate, si possano confrontare per definire misure sensate".
Sabino Zuppa