Dodo-umpa, che ritmo Il brasiliano ballerino si esibisce sulla fascia

Allora non era una chimera. Allora aveva ragione De Zerbi a giurare sulle sue qualità: "Vedrete è un campione, per questo vale la pena aspettarlo", aveva detto l’allenatore qualche tempo fa, quando le sue prestazioni tutto erano tranne che positive. Fatto sta che domenica scorsa, con le sue sgasate sulla fascia ha ribaltato l’apatia nei suoi confronti, strappando applausi e guadagnandosi buoni voti in tutte le pagelle. Qualcosa di confortante. Perché lo aspettavamo tutti alla riprova Domilson Cordeiro dos Santos, che per comodità nel mondo del calcio conosciamo come Dodo. Un terzino di corsa e talento, accolto a suo tempo dal tifo viola a Moena come un autentico crac e poi per larghi tratti del campionato rivelatosi una delusione. Un potenziale frecciarossa di fascia che però non arrivava mai alla stazione del nostro plauso.

Il punto più basso il 15 gennaio scorso, quando all’Olimpico di Roma in appena 24 minuti di gara rimediò due cartellini gialli che costarono a lui l’espulsione e alla Fiorentina la sconfitta con i giallorossi. Sembrava il sigillo di un possibile addio, è stato il punto della ripartenza. Da allora Dodo, lavorando sodo per capire le dinamiche del calcio italiano, ha prima recuperato la condizione, quindi è cresciuto di partita in partita. Fino alla gara di domenica scorsa col Lecce, quando non solo ha annullato un cliente scomodo come Di Francesco, ma ha mostrato lampi nitidi del suo calcio ritmato, quell’andare e venire senza pause sulla fascia di destra che, al tempo dello Shakhtar, lo aveva messo all’attenzione di mezzo mondo. Sì, Dodo, con quel suo calcio frenetico e ritmato, a volte sembra quasi un ballerino prestato al pallone. Un coreografo del dada-umpa con il quale un tempo le gemelle Kessler fecero ballare gli italiani.

Anche lui, col suo dodo-umpa, sembra incantare non gli italiani davanti alla tv ma i difensori chiamati ad arginarlo, in una sorta di volteggio ritmato che stordisce e seduce. Un ballerino e un grande dispensatore di felicità. Perché Dodo, dopo avere attraversato come il motivetto kessleriano "tutto l’Illinois e valicato il Tennessee", sembra essere arrivato fino a noi per mostrare come il calcio possa essere allegria. Un terzino predisposto alla gioia come lo sono spesso i sudamericani, che sembrano conservare il gusto bambino del prendere a calci una palla anche quando sono uomini maturi e campioni affermati. Un privilegio, mica una diminutio.

Dodo, un portatore sano di leggerezza e felicità che, con le sue volate sulla fascia e quell’entrare sfrontato nelle aree di rigore avversarie, potrebbe portare la Fiorentina oltre la frontiera del possibile. Dicevano infatti le Kessler che il "dada umpa" era una parola magica, un "abracadabra" che faceva diventare "ogni luce accesa nel buio una luna che splende sul mar", ovvero tramutava l’illusione in realtà. Vedi mai che in tempo di coppe anche il dodo-umpa....

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