Sportiello: "Astori era come un padre: dopo di lui siamo diventati adulti" / VIDEO

INTERVISTA ESCLUSIVA / Parla il portiere viola che ha visto per ultimo Davide vivo. "Non riesco ancora a mettere a fuoco cosa è successo realmente"

Marco Sportiello (Fotocronache Germogli)

Marco Sportiello (Fotocronache Germogli)

Firenze, 12 aprile 2018 - Tutto ruota attorno a Davide. Inevitabile. Eppure quei momenti, quei giorni (e non solo quella domenica, come precisa Marco Sportiello) sono ancora difficili da raccontare. Da rivedere con i contorni nitidi che lo scorrere del tempo mette ai bordi di ogni cosa. Anche la più drammatica.

«Non riesco ancora a mettere a fuoco. Non ci riesco io, come credo tutti noi», precisa il portiere della Fiorentina indicando idealmente i compagni di squadra che hanno appena finito la pausa pranzo al centro sportivo «Davide Astori». «Il 4 marzo fu un giorno... fu quel giorno – riprende –, ma poi tutta la settimana è stata terribile. E incredibile. Il ritorno a Firenze, la camera ardente, i funerali, la prima partita senza Davide...».

E poi lei fu l’ultimo a parlargli, quel sabato notte nel ritiro di Udine, come lo ricorda?

«Come era stato altre mille volte, con un compagno di squadra con il quale parli, giochi, mangi e poi ti saluti».  

E’ questo quello che disse la mattina seguente a polizia e carabinieri che le chiesero di raccontare il suo ultimo contatto con Astori? «Questo. Fu un confronto inevitavile, lo chiede la burocrazia di quei momenti, ma io ero sotto choc. Tutti lo eravamo».

Ricordi segnati dal dolore, questi. Ma adesso il nome di Davide racconta altro. Su quella tragedia è rinata una Fiorentina bella, compatta e, perché non sottolinearlo, vincente: che vi è successo... dentro?

«Ci siamo trovati senza un punto di riferimento. Il punto di riferimento di questo gruppo. Ricorda la lettera di Badelj?».  

Certo...

«Bene, il punto nel quale mi ritrovo di più è quando Milan raccontava che in ogni situazione, in campo, ognuno di noi pensava e si ricordava, per prendere coraggio, che... ‘Tanto c’è Davide’. Astori era questo».

E lei, Sportiello, che si porta dentro del compagno di squadra che non c’è più?

«Mi sento più... responsabile. Da parte mia c’è molta più responsabilità in ciò che faccio».

Ovvero?

«Faccio un esempio. Davide per me, come per tutti, era una sorta di genitore. Ok, quando lo perdi, quando perdi uno che per te è un genitore devi per forza cambiare, essere diverso e iniziare a fare tutto con una responsabilità diversa, che prima, molto probabilmente, non avevi mai messo nelle tue cose. Nelle piccole come nelle importanti».

L’altro Sportiello, quello un po’ più distante dal campo da gioco, che tipo è?

«Mi piace godermi la famiglia e Firenze».

Dal centro sportivo a casa e viceversa?

«Più o meno. Ho scelto di abitare in centro perché una volta chiuso il portone di casa... beh, sono in un posto fantastico, no? La sera, anche sul tardi, mi piace uscire per farmi una passeggiata quando ci sono poche persone in giro. Mi metto le cuffiette, cammino un po’ e mi godo Firenze. Anche mia moglie Sara è felicissima, la piccola Diletta invece...».

Già, ma Sportiello come papà se la cava bene?

«La bimba è piccolissima, ha solo 21 mesi, quindi non mi può ancora giudicare (ride di cuore, ndr). Per le sue pagelle ripassate fra qualche tempo».

A proposito di pagelle: oggi il suo rendimento è in ascesa rispetto alla prima parte della stagione. Quale il segreto?

«Secondo me ci vuole sempre molto equilibrio. In tutto e quindi anche nella rilettura del lavoro. Adesso le cose stanno andando bene, è vero, ma potrebbe ricapitare uno scivolone, un problema e io credo di essere sempre e comunque lo stesso».

Magari ha acquistato maggiore sicurezza con una squadra più motivata e che punta a un traguardo ambizioso? «Di sicuro se guardo indietro, rivedo la partita con la Juventus e ripenso a cosa mi sono detto il giorno successivo. E’ stato dopo quel match che ho deciso, sì ho davvero deciso, di cambiare qualcosa in me. Di essere più spavaldo e di ripensare le mie prestazioni con uno spirito diverso».

E ha avuto ragione... «Mi è arrivata la scossa giusta e adesso eccomi qui».

A chiedere alla società di riscattarla dall’Atalanta: insomma, mica se ne vorrà andare da Firenze?

«Le rispondo così: sono stato meglio in un anno e mezzo nella Fiorentina che in quattro stagioni all’Atalanta».

Accipicchia che messaggino... «E’ la verità. E quando dico che sono stato bene qui mi riferisco al rapporto straordinario con tutta la gente che lavora e ruota attorno a questa società. Era difficile, prima di arrivare a Firenze, immaginare che potesse esistere un ambiente dove avrei potuto lavorare con persone così in gamba».

Dunque, se fosse per lei, niente più Atalanta. E sarà questa la decisione della società? «Ci sarà tempo. Sarebbe sbagliato farlo adesso che siamo impegnati nella corsa a un risultato prezioso, che potrebbe arrivare alla fine di una stagione molto complessa».

Giusto considerare il settimo posto l’obiettivo?

«Altro che. Anzi, se vogliamo essere obiettivi, la nostra squadra dovrebbe stare già un po’ più su. Ci mancano alcuni punti, non abbiamo incassato alcune vittorie che avremmo meritato».

Lei vede una Fiorentina in Europa all’inizio della prossima stagione? «Direi di sì».

Merito del gruppo e soprattutto di Pioli? «Pioli prima che un bravo allenatore è una persona straordinaria. Un maestro, un uomo che ti conosce subito e poi di spinge nella direzione giusta sul piano professionale. Come allenatore... beh, ha fatto una gavetta significativa. Basta ricordare che è stato sulle panchine di Lazio e Inter. Sarebbe superfluo aggiungere altro».

Pioli al centro del gruppo Fiorentina: gli amici di Sportiello, quelli con cui mangiare una pizza o andare a un concerto chi sono?

«Con Saponara siamo molto amici, ma mi vedo spesso con Cerofolini. Poi, ovvio, a volte capita di stare in compagnia con altri...».

Cerofolini, buon portierino: lo stesso di può dire di Dragowski che potrebbe essere il suo sostituto in caso di...

«Il Drago ha grande personalità. Lavoriamo insieme. E con noi anche gli altri portieri viola».

Le capita mai di dargli qualche consiglio?

«Mi sembra che se la sia cavata molto bene da solo quando in coppa Italia ha preso la maglia da titolare. E poi non mi piace dirgli ‘fai questo, fai così, mettiti in condizione di...’. Mi metto da quella parte e so bene che mi darebbe fastidio trovassi qualcuno lo facesse a me».

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