REDAZIONE FIRENZE

Applausi e polemiche La ‘Sindrome Parisina’ che ha colpito Biraghi

"Parisina, sono Saverio, mi è venuta un’idea per salvare Vitellozzo...". "Ah grazie Mario". Ricordate il dialogo cult del film "Non ci resta che piangere?". Saverio-Benigni poteva fare bene qualunque cosa, ma alla fine ciò non gli veniva riconosciuto da Parisina, l’anziana madre di Vitellozzo, e i ringraziamenti andavano a un altro, nel caso a Mario-Troisi. Magari è solo una suggestione, ma a me pare che oggi una delle vittime più evidenti della "Sindrome Parisina" sia Cristiano Biraghi. Prendiamo l’altra sera a Verona. Sul finire della gara il capitano viola ha compiuto un autentico colpo da favola. In occasione di una punizione, accortosi che il portiere gialloblu Montipò era fuori dai pali, ha calciato la palla da oltre la metà campo (57,91 metri diranno poi i dati), facendola sfilare poco sotto la traversa. Un gol fantastico. Eppure agli applausi per la meraviglia balistica si sono mescolate molte critiche: "Non ha rispettato gli avversari e nemmeno il gemellaggio", "Non doveva esultare in quel modo polemico"...

La "Sindrome Parisina", appunto: giochi bene o giochi male, ogni tuo merito non ti verrà riconosciuto. Sì, sembra esserci come una condanna trascendente nella colonna sonora di brusii e borbottii che, da sempre, accompagna le prestazioni in viola di Biraghi, calciatore incapace di generare empatia. Dicono sia sulle simpatie e sulle antipatie che la ragione ha perso i suoi diritti e Cristiano, il Grande Antipatico, è forse l’esempio più nitido di ciò. Un calciatore ruvido come carta vetrata, giudicato più per la spigolosità del tratto pubblico che non per la qualità del cross o l’intensità tattica.

Una condizione che rischia di essere eterna, visto che i simpatici invecchiano e gli antipatici non muoiono mai. Tant’è. Ora: in molti si chiedono perché Italiano proprio a un giocatore così lontano dall’affabilità abbia voluto affidare la fascia di capitano, aumentando ancora il maldipancia di quei tifosi che non lo sopportano. Forse l’ha fatto perché con quel carattere ruvido è il viola in campo più adatto a farsi rispettare da avversari e arbitri; forse perché le gerarchie di uno spogliatoio, illeggibili all’esterno, hanno condotto a lui; o forse perché Italiano proprio in Biraghi ha rivisto molti dei tratti caratteriali che gli sono propri, visto che anche il tecnico sembra un personaggio incapace di generare affetti: l’altro ieri a Verona i suoi ex tifosi l’hanno fischiato pesantemente come già accaduto a La Spezia. Biraghi e Italiano, due "Grandi Antipatici", refrattari al consenso e condannati probabilmente in eterno a subire i cascami della "Sindrome Parisina". Ovvero a non vedere riconosciuti fino in fondo i propri meriti per l’ incapacità di intercettare simpatia. C’è da pensare per questo che, anche dovessero vincere qualcosa, ci sarebbe comunque qualcuno pronto a contestarli. Magari è solo una lettura esagerata dei fatti. La maggioranza dei tifosi viola spera di poterlo verificare già da questa stagione.