Traviata al Maggio, quello francese

Voci di alto livello dirette da Zubin Mehta nell'allestimento di Davide Livermore al teatro fiorentino

Il primo atto di Traviata (foto Michele Monasta)

Il primo atto di Traviata (foto Michele Monasta)

Firenze, 23 settembre 2021 - Una festa hippy piena di alcol e forse di qualcos'altro interrotta dalla polizia, Un atelier al posto di una casa di campagna. Sullo sfondo immagini dei cortei del Maggio francese, citazioni del film Belle de Jour di Luis Bunuel, scritte e slogan "Il mio corpo, la mia scelta", "Vietato vietare" e altre. Ovviamente in francese. La Traviata di Giuseppe Verdi resta a Parigi ma il salto temporale è avanti di un secolo rispetto all'ambientazione (a suo tempo contemporanea) del 1853. Il regista Davide Livermore ha tenuto la barra dritta di questa lettura e questa coerenza, con qualche momento meno azzeccato, ha dato allo spettacolo colori sgargianti ben abbinati a quelli musicali, momenti di riflessione e spunti di grande effetto come quello della morte di Violetta che esce dal suo corpo andando verso un'aldilà indefinito proiettato su schermo. In pratica la missione è stata compiuta. Un allestimento evidentemente apprezzato dal pubblico della seconda rappresentazione (le contestazioni nel mondo dell'opera si possono sempre nascondere dietro l'angolo).

In questa lettura scenica si sono trovati perfettamente a loro agio i cantanti. A partire dalla Violetta di Nadine Sierra, dotata di una voce straordinaria, limpida, duttile, con un grande controllo dei propri mezzi e credibile in ogni sfumatura del personaggio, tra i più amati delle opere di Verdi. Protagonista assoluta, ma senza offuscare le due importanti parti maschili. L'Alfredo di Francesco Meli è innanzitutto credibile, con l'emissione elegante e potente al tempo stesso. Agli interpreti più giovani si abbina un senatore di lusso, Dio conservi infatti Leo Nucci, la sua voce e la sua presenza scenica in un Germont che conosce come le proprie tasche. E Dio conservi anche la bacchetta di Zubin Mehta che ha mostrato una vitalità soprendente nella scelta dei tempi e nel rapporto fra il palco e l'Orchestra del Maggio. Sul coro diretto da Lorenzo Fratini ci limitiamo a sottolineare che è sempre una sicurezza di qualità. Spettacolo da consigliare, anche per chi pensa che Traviata debba restare nel 1853 (magari cambia idea). Dettagli sulle prossime repliche e informazioni su www.maggiofiorentino.com.

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