
Matteo Renzi alla Festa dell'Unità di Firenze (Mori-Abruzzese/New Press Photo)
Firenze, 8 settembre 2016 - Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è arrivato alla Festa dell'Unità alle Cascine a Firenze accolto dagli applausi dei militanti. C'è stata anche una piccola contestazione di alcune persone che all'arrivo del premier sul palco gli hanno urlato contro: "Sciupa paese".
"L'Italia ritrovi l'orgoglio di essere Italia - ha detto Renzi - non basteranno cinque o dieci anni: è un lavoro che non porta voti, ma che bello fare una cosa che prima ancora che da politici ci vede impegnati come padri e madri. E - ha detto ancora il presidente del Consiglio - c'è un sacco di gente che dalle opposizioni ci ha detto di sì. Abbiamo messo i migliori e abbiamo anche aperto la sala verde ai sindacati.... Quando me lo ha fatto notare la Camusso - ha scherzato - le ho risposto 'tranquilla stasera la chiudo'...".
Il momento più caldo, la stoccata a Massimo D'Alema: "Fa una battaglia per il no al referendum a causa di un risentimento personale nei miei confronti, voleva diventare lui Alto Rappresentante dell'Unione. Ma la politica, mi hanno insegnato, si fa con il sentimento, non con il risentimento".

Una serata che ovviamente ha avuto Firenze al centro dell'attenzione. Renzi ha ricordato i grandi della città a partire da La Pira. Parlando anche del grande spirito di adattamento e la forza dei fiorentini dopo l'alluvione del '66. Tanti i siparietti, a cominciare da quello sul referendum. "Alzi la mano chi vota sì, poi alzi la mano chi vota no", ha chiesto Gianni Riotta alla platea con Renzi che ha invitato "a non fischiare chi vota no, siamo aperti a tutte le opinioni ma bisogna darsi una regolata su questo. I grandi esperti di Costituzione ci facciano il piacere di leggersi la riforma: non si riducono gli spazi di democrazia - ha aggiunto Renzi -, ma si riducono le poltrone, la tempisitica delle leggi, si rende l'Italia più agile e pronta al futuro. Questo referendum si vince e si vince bene, ma bisogna mettersi a lavorare tutti. Non è il mio referendum. siamo partiti da Firenze per cambiare l'italia, che volete che sia vincere questo referendum...".
"So che voi vorreste personalizzare: ma dovete leggere il quesito: se passa il sì, le cose cambiano, se passa il no, resteranno così per i prossimi 20, 30 anni. Chi vota no si tiene questo sistema che non ha funzionato".
Poi, rispondendo alle domande dello stesso Riotta riguardo al terremoto che ha colpito il centro Italia (Leggi l'articolo): "Ricostruiremo tutto come era e dove era». Renzi si è detto "colpito dalle polemiche sulle lacrime di Agnese" ai funerali della vittime del sisma: «Chiunque avrebbe fatto fatica a trattenerle. Ma c'è un tempo per le lacrime e uno per ricostruire e scommettere sul futuro".
"Mi piacerebbe - ha detto Renzi - che questo Paese potesse far tesoro delle disgrazie. Il rischio zero non esisterà mai. Ma l'alluvione, il dissesto, il terremoto è quando tutti insieme senza polemiche di parte, mettiamo i soldi che servono e mettiamo a posto i nostri fiumi, le nostre periferie. Poi litighiamo su tutto il resto".
"La ricostruzione è partita, cercheremo da martedì prossimo di riaprire le scuole. Controlleremo i soldi della ricostruzione centesimo dopo centesimo - ha aggiunto - l'Italia deve dire basta, deve smettere di avere gente che se ne approfitta".
In conclusione Renzi si è poi soffermato per alcuni minuti dietro al palco a discutere sulla Bolkenstein con alcuni commercianti che si sono presentati indossando delle magliette con scritto "No Bolkenstein".