Il prof e il caso Stamina. "Su Giuseppe Conte solo calunnie"

Il premier in pectore al centro delle polemiche. La mamma della piccola Sofia: "Assurdo associare il professore a Stamina"

Giuseppe Conte (Ansa)

Giuseppe Conte (Ansa)

Firenze, 23 maggio 2018 -  «Associare il professor Conte a Stamina è assurdo». Caterina Ceccuti, mamma della della piccola Sofia De Barros, la bambina affetta da leucodistrofia metacromatica che ci ha lasciato alla fine dello scorso anno, non usa mezzi termini.

E si dice «sconvolta» per l’accostamento tra Giuseppe Conte e il contestato metodo finito nella bufera. Insomma, «un grande equivoco Stamina», intorno a cui Caterina, insieme al marito Guido, intende far chiarezza.

Caterina Ceccuti, mamma della piccola Sofia (Pressphoto)
Caterina Ceccuti, mamma della piccola Sofia (Pressphoto)

 

Intanto, come siete venuti in contatto col professor Conte? «Tramite una conoscenza comune. Un docente dell’Università ci fece il nome di questo avvocato, e docente, particolarmente bravo. E così bussammo alla sua porta».

Che anno era? «Il 2013. Conte è stato l’avvocato di Sofia per il secondo passaggio che abbiamo avuto in tribunale per il proseguimento delle sue cure a base di cellule staminali negli Spedali civili di Brescia. Dopo che il tribunale di Firenze aveva detto che la bambina poteva, sì, continuare le cure, ma non a Brescia, ci rivolgemmo a Conte e, con lui, tentammo il secondo round facendo ricorso al tribunale di Livorno. Lo potevamo fare perché all’epoca, da due anni, vivevamo a Castiglioncello».

Cosa vi disse il professore? «Verificò che la bambina, di quattro anni e mezzo, era tutelata da ben due leggi, la Turco-Fazio e la Balduzzi, e che quindi aveva ottime probabilità di poter proseguire la terapia che, approvata dal comitato etico dell’ospedale di Brescia e già avviata, era stata poi interrotta dal pm Guariniello. Infatti vincemmo il ricorso. Ma da qui a dire che Conte ha sposato la causa di Stamina ce ne corre. E parecchio».

L’avete sentito dopo che è scoppiato il putiferio? «Certamente. Se due giorni fa gli avevamo mandato un messaggio di ‘in bocca al lupo’ per il suo possibile incarico da premier, ieri mattina lo abbiamo chiamato per esprimergli la nostra rabbia di fronte all’assurdo accostamento. Che senso ha mettere in croce uno stimato professionista per aver difeso il diritto di una bambina malata? Oltretutto il caos sulla truffa Vannoni esplose dopo la nostra vittoria al tribunale di Livorno. Per via dei suoi numerosi impegni, Conte ci aveva detto che ci avrebbe accompagnato fino a quella sentenza, non oltre. E così è stato».

Avete mantenuto i contatti con lui?

Lui si era molto affezionato alla bambina, quasi coetanea di suo figlio. Pensi che si era talmente immedesimato nella nostra condizione che non ha voluto in alcun modo farsi pagare. Con noi è stato splendido. Lo incontravamo a Novoli, quando andava all’Università a fare lezione. Ci dispiace tantissimo per questo polverone».

 

 

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