L’ultimo miglio di Nardella: "Funaro non ha bisogno di me". E sul Franchi: "Soldi privati in cambio della concessione"

L’intervista al primo cittadino

Il sindaco di Firenze Dario Nardella (New Press Photo)

Il sindaco di Firenze Dario Nardella (New Press Photo)

Firenze, 24 dicembre 2023 – Dario Nardella ha vinto la sfida per le elezioni con Sara Funaro, tenendo la barra dritta anche quando le quotazioni dell’assessora al Welfare erano in picchiata. Ma ora, alla vigilia di Natale, febbricitante e avvolto in un golf a trecce blu, non può godersi fino in fondo il traguardo. Il miracolo deve tenere fino a maggio: l’Iv di Matteo Renzi, il possibile accordo con Cecilia Del Re (da lui cacciata dalla giunta) restano spine nel fianco. Ma il 2023 per il sindaco uscente è stato tribolato anche per la mannaia sul Franchi, il definanziamento da 55 milioni, le stilettate dal patron Rocco Commisso (notoriamente più vicino a Saccardi e Casini e con un dialogo aperto con il governo), il buco del Maggio che ha portato al commissariamento, la stangata dei velocar e l’assalto della microcriminalità che ha messo a dura prova i negozianti. Appena trascorse le feste si torna sul campo: per il Franchi (mancano i soldi). E non solo. Questo è il bilancio di un anno. E l’ultimo Natale con la fascia.

Sindaco, elezioni alle porte. La candidatura di Sara Funaro, votata dal Pd e appoggiata dalla coalizione è una sua vittoria?

"Di vittoria ce n’è solo una ed è quella delle urne. Sara non ha certo bisogno di me per farsi valere: è una donna molto coraggiosa, solida e conosciuta. La sua forza è quella di essere una donna del popolo. A chi ha avuto fiducia in me in questi anni dico che può riporre la stessa fiducia in Sara".

Ci sono ferite aperte, nel centrosinistra. Una si chiama Matteo Renzi, l’altra Cecilia Del Re. C’è spazio per non andare spaccati?

"La politica è il terreno del dialogo e l’arte del possibile, questo vale sia per il fronte interno che per il fronte esterno al Pd, l’importante è che ci sia una base di rispetto e di fiducia reciproca. Confido nel lavoro di apertura dei dirigenti del mio partito. Nessuno deve dimenticare che gli avversari sono dall’altra parte e sono una destra sempre più arrogante, famelica e incompetente, come sta dimostrando a livello nazionale. Sono certo che gli elettori premieranno chi saprà essere più netto e unitario in questo confronto".

Ma con Renzi, al quale lei è stato politicamente molto legato, non c’è proprio possibilità di dialogo? Sembra una qu estione personale...

"Io e Matteo siamo molto diversi, come il giorno e la notte. Da parte mia non c’è mai stata alcuna questione personale, risentimento o rancore. Non ho mai raccolto la polemica per gli attacchi ricevuti perché so che i cittadini si aspettano dagli amministratori e dai politici concretezza, senso di responsabilità ed equilibrio. Quello che conta ora è la politica e il buon senso nel costruire e non dividere, da parte di tutti".

L’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, potrebbe essere il candidato del centrodestra alle elezioni. Da settimane vi scontrate. Cosa non le piace proprio di lui?

"La sua è una domanda tendenziosa. Io non dò giudizi personali su nessuno, figuriamoci su Schmidt. Anche perché non condivido chi lo attacca solo perché è tedesco e pertanto non conosce la città. Giudico i fatti, e i fatti ci dicono che in questi anni le due gru del cantiere degli Uffizi sono ancora lì. Se fosse capitato a me per un cantiere del comune i cittadini non me lo avrebbero giustamente perdonato".

Schmidt intende restare a dirigere Capodimonte per andare in aspettativa nelle ultime settimane prima del voto, sempre che si candidi. C’è polemica, lei cosa ne pensa?

"Non si deve fare polemica personale, ognuno risponde del proprio stile e comportamento. Io, quando mi sono candidato nel 2014 a sindaco da Firenze, mi sono dimesso da parlamentare senza avere il paracadute nel caso avessi perso".

E’ stato un anno difficile: l’emergenza migranti, il buco del Maggio, l’alluvione, la ferita ancora aperta dell’Astor con una bimba scomparsa, il definanziamento di 55 milioni per il Franchi. Qual è stata la vicenda più difficile?

"Sono state tutte difficili, come del resto gli altri anni, a cominciare dal Covid ma la cosa tecnicamente più complessa è stata arrivare all’aggiudicazione dei lavori del nuovo Franchi. Abbiamo avuto quasi tutti contro: dal governo alla burocrazia, da qualche alleato ai tifosi del fallimento. Realizzare un’opera pubblica complessa in un Paese dove regna l’invidia e la polemica è un piccolo miracolo. Se invece penso al momento più preoccupante è stata la prima notte dell’alluvione tra il 2 e il 3 novembre quando ci rendemmo conto dell’entità del disastro e del pericolo per la stessa Firenze...".

Campi è stata pesantemente colpita...

"L’alluvione ha messo a dura prova la popolazione della Piana e dell’Empolese, in particolare i campigiani. L’emergenza ha fatto conoscere più da vicino la città metropolitana che si è attivata con la struttura di protezione civile: è stata impeccabile. Anche Alia e Publiacqua hanno fatto un gran lavoro che va riconosciuto. Giani da commissario sta facendo molto bene. Ora però il governo nazionale deve sostenere economicamente le famiglie e le imprese mantenendo tutti gli impegni".

Franchi. Mancano una parte consistente di fondi e la Fiorentina chiede di slittare i lavori per continuare a giocare lì il prossimo anno. Ha scritto al Governo?

"Certo che ho scritto, e ho parlato con il ministro Abodi. L’unico modo per allungare i lavori e conciliare il cantiere con le esigenze della squadra è una piccola modifica normativa che solo il governo può fare. Per questo stiamo facendo tutto il possibile perché si apra il tavolo con l’esecutivo e la Fiorentina e si raggiunga l’obiettivo senza rinunciare all’avvio dei lavori propedeutici previsti entro la fine di gennaio. Firenze e l a Fiorentina hanno un’occasione storica che nessun altra città italiana ha mai avuto. Non possiamo permetterci di sprecarla".

Mancherebbero però ben più dei 55 milioni definanziati dall’UE. Quasi 100 se si considerano gli arredi. Come si fa?

"E’ chiaro che per arrivare a uno stadio con frigoriferi e bicchieri negli skybox la cifra sarà sensibilmente superiore. Per questo è possibile utilizzare la norma voluta proprio da Abodi che facilita l’intervento del privato per completare tutto, in cambio di una concessione molto lunga e un abbattimento sul canone".

Sui 55 milioni si sono perse le speranze dopo il no del Tar?

"No. Confidiamo nel ricorso al Consiglio di stato per i piani urbani integrati, dati dal governo Draghi e tolto dal governo Meloni con la commissione europea".

Tanti sindaci non si sono cimentati nel fare uno stadio, lei sì. E’ sempre convinto di questa scelta?

"Sì, e mi auguro che ci sia più collaborazione da parte di tutti su un’opera che è destinata a partire e che migliorerà radicalmente la qualità della vita in tutto il quartiere di Campo di Marte. Non dimentichiamoci i casi di stadi abbandonati come il Flaminio a Roma perché quello sì che sarebbe un delitto imperdonabile".

Commisso negli auguri di Natale è andato giù duro parlando di Franchi trofeo della politica. Cosa risponde?

"Apprezzo le parole di Commisso laddove riconosce l’importanza della ristrutturazione del Franchi e si augura che il Comune la porti avanti, e quando fa appello alla politica a smetterla con polemiche e strumentalizzazioni di un’opera pubblica che dovrebbe invece mettere tutti d’accordo".

Il presidente della Fiorentina sembra voglia incidere nel dibattito pubblico, ritiene che voglia influenzare le prossime elezioni?

"A Commisso non credo proprio interessi la politica locale fiorentina".

La vicenda stadio quanto influenzerà il prossimo voto?

"I cittadini non la considerano una priorità maggiore di opere come le tramvie, anche se è un argomento gustoso per tifosi e non. Non penso proprio che sia il tema decisivo delle elezioni".

Lei è il sindaco delle tramvie ma tiene conto dei disagi dei lavori in corso…

"Certo che li consideriamo ma i cittadini sono disposti a sopportarli in cambio di un’opera realizzata nei tempi e utile. Se non fosse così non avrei vinto le elezioni con il 58% nel 2019 dopo tre anni di lavori in mezza città. I disagi andranno a diminuire e ho preteso dagli uffici che i cantieri San Marco-Libertà finiscano nei prossimi cinque mesi e che non ci sia alcun cantiere impattante sul traffico per la linea di Bagno a Ripoli e Rovezzano".

Dice che lo stadio non è argomento elettorale, la sicurezza sì però...

"La mia amministrazione ha fatto più di ogni altra prima: quando sono diventato sindaco avevamo a Firenze 300 telecamere di videosorveglianza. Oggi sono 1620. In questi anni abbiamo assunto 250 agenti di polizia municipale. Nonostante ciò sono il primo a dire che sulla sicurezza non si fa mai abbastanza e continuerò la mia battaglia per chiedere allo Stato di fare la sua parte perché mancano ancora agenti in più di polizia e carabinieri che avevamo chiesto. Ci sono fenomeni di criminalità come rapine, furti, traffico di stupefacenti sui quali sono le forze di polizia che hanno la primaria competenza a intervenire. Il Comune e la polizia municipale non si possono sostituire allo Stato, questo deve essere chiaro a tutti".

Spaccate? Scomparse...

"Sulle spaccate le nostre sollecitazioni e l’accordo con la prefettura per un maggior presidio notturno hanno inciso sulla riduzione del fenomeno: le denunce sono passate in un mese da 47 a una ma non dobbiamo abbassare la guardia".

Fosse stato un vigile urbano lei lo avrebbe multato un tenore che canta in piazza Signoria?

"Su questo voglio essere chiaro: la legalità è legalità sempre. Perché se cominciamo con le eccezioni non ne usciamo più. Non siamo l’amministrazione che chiude un occhio anche perché l’artista irregolare fa danno ai suoi colleghi artisti che pagano i permessi e rispettano le regole. Detto questo ho chiesto al comandante spiegazioni sul perché siano dovuti intervenire addirittura dodici agenti per gestire la situazione. Gli agenti fanno tante operazioni di contrasto alla criminalità ogni giorno e in ogni caso preferisco che ci siano più vigili in giro per le strade del centro come in queste festività, che dietro a una scrivania".

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