Lo Scoppio del Carro: origine, storia e curiosità della secolare tradizione fiorentina

Una storia che risale al tempo delle Crociate, ma anticamente la festa era il sabato santo

Firenze, 6 aprile 2023 - Da sempre, festività religiosa e divertimento profano vanno a braccetto, e la tradizione popolare fiorentina non fa eccezione. La festa più antica è lo Scoppio del Carro, che si tramanda da oltre nove secoli. La rievocazione, che oggi si rinnova la mattina del giorno di Pasqua, ripercorre le gesta dei fiorentini alle Crociate e del loro ritorno in città nel 1101. Una storia che risale al tempo delle Crociate Questa festa risale al tempo della prima crociata e, in particolare, al ritorno da Gerusalemme del capitano fiorentino Pazzino dei Pazzi. Nell’estate del 1099 Goffredo di Buglione aveva donato al capitano tre preziose schegge di pietra del Santo Sepolcro – che dal 1785 sono conservate nella chiesa dei Santi Apostoli - per essere stato il primo crociato a salire sulle mura di Gerusalemme. Tornato a Firenze, il giovane capitano consegnò le pietre ai prelati della chiesa di Santa Maria Sopra Porta, che per il Sabato Santo distribuivano al popolo il fuoco sacro, ottenuto dalle scintille sprigionate dallo sfregamento delle tre pietre. Nel Duecento, la dinastia dei Pazzi fece costruire in memoria dell’illustre antenato un carro riccamente addobbato che attraversava la città per consentire ai cittadini assenti alla funzione nella Cattedrale di accendere i ceri e le candele che avrebbero illuminato il focolare durante la Pasqua. Quando la festa era il Sabato santo Fu dunque la famiglia dei Pazzi, con la costruzione del monumentale "Carro di Fuoco", a gettare le basi dell'odierna cerimonia. In origine però il carro girava per la città la vigilia di Pasqua, e le tre pietre venivano usate per trarne una scintilla di fuoco "novello" distribuito alle famiglie fiorentine, dopo la benedizione, per riaccendere il focolare domestico. Con le pietre focaie del sepolcro di Cristo a Firenze venivano dunque illuminate le celebrazioni del Sabato Santo. Si diffuse in tal modo a Firenze l'uso di distribuire al clero e al popolo il "fuoco santo" come segno di Resurrezione. Il ‘Carro di fuoco’ Col tempo il carro divenne più elaborato e nel Quattrocento si cominciò a caricarlo con polvere pirica. Nel 1515, su suggerimento dei Medici, il carro da itinerante diventò una postazione fissa davanti al Battistero allo scopo di distribuire idealmente a tutta la città il fuoco sacro attraverso mortaretti e fuochi d’artificio, ma i numerosi incidenti spinsero nel Seicento i Pazzi ad allestire un carro a tre ripiani più solido ed imponente: il Brindellone. Quello oggi in uso risale al Settecento. Solo in un secondo tempo la cerimonia venne spostata alla domenica, e i fiorentini decisero di costruire un carro trionfale che ancora oggi è scortato fino in piazza Duomo dagli armigeri del Comune nei tipici costumi. A partire dal diciassettesimo secolo la cerimonia assunse le caratteristiche attuali, con quattro buoi graziosamente agghindati che trainano il Brindellone dalla sede del Prato al Duomo. Perché si chiama Brindellone La parola "brindellone" appartiene al gergo fiorentino e definisce una persona alta, ciondolante, magari un po’ malferma e un po’ pezzente, a cui si guarda però con un certa quale affettuosità e con una sostanziale simpatia. Pare che l’origine dell’abbinamento tra questa parola e il carro risalga alla festa celebrata dalla Zecca fiorentina in onore del suo protettore, san Giovanni Battista. Il 24 giugno un carro di fieno partiva dalla torre della Zecca e faceva il giro della città, trainando un uomo vestito di stracci che rappresentava ovviamente il santo eremita e che veniva chiamato "brindellone", anche perché tendeva a ciondolare parecchio, specie dopo aver mangiato e bevuto abbondantemente nel corso del banchetto consumato in piazza. Da allora il termine rimase nell’uso popolare a identificare tutti i carri utilizzati in città per le cerimonie pubbliche. Per tutto l’anno il ‘Brindellone’ resta in un apposito deposito di via il Prato La magia dello “scoppio del carro” Il "Brindellone", il carro "di fuoco" scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, si muove dal piazzale del Prato, trainato da due paia di bianchi bovi infiorati, e arriva in piazza del Duomo, dove viene collocato nello spazio fra il Battistero e la Cattedrale. Poi, al canto del “Gloria in Excelsis Deo”, l’Arcivescovo accende con il fuoco sacro la miccia della “colombina” (un razzo a forma di colomba) che, sibilando, va ad incendiare i mortaretti e i fuochi d’artificio sapientemente disposti sul carro. Lo scoppio del carro è una cerimonia che riveste un significato particolare, soprattutto per i fiorentini, poiché chiama in causa motivi storici e devozionali intimamente connessi all’identità della città. Basta pensare agli auspici tratti per secoli dal volo della Colombina che dall’altare maggiore del Duomo raggiunge il Carro provocandone lo scoppio; dall’andamento di quella corsa si è sempre fantasticato su come si sarebbe presentata nelle campagne l’imminente stagione dei raccolti. Maurizio Costanzo 

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