REDAZIONE FIRENZE

Il mondo interiore di un commissario. Vichi e il suo Bordelli

Gli ultimi libri sulla gioventù e sulla vigilia della pensione di un poliziotto lettissimo

Marco Vichi (foto di Michele Brancale)

Firenze, 1 febbraio 2022 - Lasciò la macchina dall'altra parte del cavalcavia. Il maggiolone stava ben acquattato in viale don Minzoni. Sospirò un po' e istintivamente guardò verso i tigli, gli stessi alberi della sua strada. Era il 1962. Una parte del suo mondo era cambiato e non aveva voluto assistere alla demolizione di ciò che stava davanti a casa sua, in viale Alessandro Volta. Sì, glielo avevano detto: ormai il 'Mulino Biondi' non c'era più. Era stato il suo vicino di casa “più grande”, con quella pizzicheria che si apriva sul lato di viale dei Mille e che gli aveva lasciato sapori cari nel palato e negli affetti. Se lo portavano mano a mano una volta il padre, un'altra la madre. Dove prendevi il pane se non lì? Pane ed altre cose: affettati, vino, sottoli.

Percorse il cavalcavia, scese in piazza delle Cure e si diresse a passo lento verso il secondo angolo. Qui, come i bambini, chiuse gli occhi e svoltò di un passo in viale Volta per poi riaprirli.  Prima guardò casa sua, in lontananza, e si rassicurò. Del mulino avvertì l'assenza, appena annunciata. Dovette infatti risalire diversi metri per guardare quello spazio vuoto e già pronto per essere consegnato alle maestranze che, sopra, avrebbero dovuto costruirvi il nuovo palazzo dell'Ina e, sul lato di viale dei Mille, la Standa. Raggiunse il cancello di casa sua, vi si appoggiò e contemplò a lungo quel paesaggio così vecchio e nuovo al tempo stesso. Si attardò a pensare ai sapori e in qualche modo a sentirli, a quanto gli erano mancati in alcuni momenti, come quella notte del 1943... fino a quando Franco Bordelli non sentì la madre chiamarlo dalla finestra.

Con la 'Casa di tolleranza' (Guanda) Marco Vichi si esercita nuovamente con il racconto lungo, ricostruendo episodi giovanili del commissario Bordelli fino a risalire al tempo della guerra e alla prima cena, con il rito del racconto, che caratterizzerà i romanzi a lui dedicati. Si aggiungono dunque tasselli “biografici” per capire meglio il commissario e anche le figure che lo accompagnano come l'immancabile amica Rosa Stracuzzi, avviata alla “vita” nel '43, prima nei campi militari degli alleati, poi dopo la guerra nelle case di tolleranza, dalle quali si ritirerà, mascherando, forse, dietro un'ironia brillante e un pianto che non si capisce se finto o vero, una ferita da rimarginare. Nel primo racconto, siamo nel 1949: Bordelli si muove ancora in bicicletta per le vie di Firenze, vive ancora con i genitori, ha già accanto a sé Blisk e l'autore spiega perché.

Con 'Morto due volte', Vichi omaggia Kafka e il protagonista della sua 'Metamorfosi', nel ricostruire la vicenda dell' ebreo Antonio Samsa. Qui siamo nel 1958. In 'Natale di guerra', si fanno circa quindici passi indietro, nel 1943, con un compagno notturno di conversazione, nella prima (magra) delle cene rituali: Curzio Malaparte. Vichi lascia emergere i tratti interiori di Bordelli che i suoi lettori hanno imparato a conoscere, con la linea affettiva familiare (curata con sensibilità acuta nel romanzo 'Fantasmi del passato') e una certa nostalgia liturgica, con la peculiarità di un rito che non a caso è condiviso in quella che altrove verrà chiamata una “confraternita di amici”, anche in omaggio a John Fante.

Nelle pagine dei nuovi racconti c'è, naturalmente, l'altra protagonista: Firenze bella e impermeabile, affascinante e odiosa, ma che non si riesce ad abbandonare. Tanto ne 'La casa di tolleranza' che nel precedente 'Ragazze smarrite', c'è un'altra linea di fondo che accompagna da sempre la vicenda di Bordelli: la passione per la Storia e i suoi riverberi nelle vite ordinarie e per coloro che in qualche modo sono vittime, in particolare bambini e donne di strada (come in 'Morte a Firenze' e 'Una brutta faccenda'), l'esigenza di parlare con qualcuno che non c'è o che potrebbe esserci, ma non fisicamente. Nei nuovi racconti Bordelli è giovane, in 'Ragazze smarrite' è sulla soglia della pensione. Entrambi sono stati editi nel 2021. E già si aspettano il romanzo e i racconti successivi.  

Michele Brancale