
L'Accademia della Crusca
Firenze, 30 marzo 2019 - L'importante è non cadere e, quando possibile "reggersi" o "arreggersi" per evitare di finire a terra. Una volta scampato il capitombolo, però, potrebbe essere interessante affrontare la questione linguistica sui due vocaboli e su quale sia la forma corretta per non cadere, stavolta, in un errore di italiano. Lo fa l'Accademia della Crusca, sulla sua pagina web, rispondendo ai lettori che chiedono se se arreggere e arreggersi siano toscanismi o forme italiane.
La risposta è affidata al linguista Neri Binazzi che dopo una lunga e interessante disamina sull'uso diffusissimo a Firenze di "arreggersi per non perdere l’equilibrio, ma dove si arregge anche qualcosa o qualcuno che, precariamente in equilibrio, potrebbe finire in terra (“mi arreggi un momento la bicicletta?”; “guarda, arrèggilo, perché casca in terra dal sonno”). Oppure si arregge qualcosa che non si vuole appoggiare (“dammi, te l’arreggo io la borsa mentre cerchi le chiavi”)".
Detto questo, però, e verificato che il temine arreggersi è presente Nella banca dati del Vocabolario del fiorentino conteporaneo in corso di pubblicazione presso l’Accademia della Crusca, Binazzi scioglie il dubbio sull'italianità di arreggere e arreggersi: "E' esclusa, vocabolari dell’italiano in pratica non lo prevedono (mentre lo troviamo, anche se non sistematicamente, nei lessici del fiorentino: cfr. anche Camaiti 1934), e sebbene i parlanti fiorentini possano ritenersi sicuri che, invitando un non toscano ad arreggersi per non cadere, quello capirà, essi devono anche sapere che, pur apprezzando la premura, quel non toscano difficilmente condividerà allo stesso modo la scelta di arreggere, in cui invece troverà un’ulteriore conferma dell’abitudine dei fiorentini a prendere poco in considerazione l’eventualità che il proprio parlato quotidiano possa non essere 'automaticamente' italiano".