REDAZIONE FIRENZE

Poesia, una sorpresa le "Coppie minime" di Giulia Martini

Versi dotti, fluidi, assonanze per una prova convincente

La poetessa Giulia Martini

Firenze, 31 ottobre 2018 - In un testo di alcuni anni fa, Giulia Martini (1993) aveva scandito in versi - e cantato - l'amore come un cantiere. Rileggiamo 'Impresa edile': “Non mi cammini più sotto le finestre/ tenendo lezioni ai gerani più bassi/ mentre passi, e suscitando raggi/ a strisciarmi luce sulle mattonelle./ Ma nella mia mente fai chilometri,/ mi pellegrini ricordi in continuazione/ costruisci terrazze da dove apparirmi/ di notte, terrazze impalcate su un fiore./ E quando mi sveglia l’annuncio di guerra,/ di te non rimane che qualche bullone/ fissato male, poverino, al tuo fiore/ caduto per sbaglio da un sogno in trincea./ E quello che resta della tua impresa edìle,/ è la calcina usata per sostenere il cielo:/ io tento di sanarci le mie macerie vere,/ ma funziona solo di notte, e allora la bevo”. In 'Coppie minime', il suo nuovo libro edito da 'Interno poesia', il cantiere è visto nel suo destrutturarsi insieme alle pareti, al tetto, alla casa che erano stati costruiti. Dopo una presentazione alla libreria 'L'ora blu', le 'Coppie minime' sono state al centro di un confronto tra l'autrice e Alba Donati, poetessa e critica letteraria, martedì 30 ottobre alla scuola di linguaggi 'Fenysia', in Palazzo Pucci, nell'ambito di un ciclo di incontri curati da Geraldina Fiechter, Gaia Rau e Chiara Dino. Nel libro, dunque, Martini dialoga con l'assenza, tema che sottende in filigrana tutte le 95 composizioni riunite in quatto sezioni (una composta di una sola poesia). L'assenza è un riverbero che induce a ricomprendere e a cogliere la fragilità irrinunciabile di ogni costruzione umana e, soprattutto, affettiva: è la scoperta della propria vulnerabilità, passaggio decisivo per rimettere mano a una qualsiasi ricostruzione. “Autunno. Tu non mi hai più/ che leggo Omero nella stanza accanto:/ poche scoperte da riproporti a tavola./ E nemmeno mi hai più scirtto,/ da quel lontano che dicesti – A presto./ Ti resto referente immaginaria/ di quelle novità che invecchieranno/ non condivise./ Mi rinventi il viso/ dandomi la faccia dell'ascolto”. Nella ricerca dell'altro da sé e a sé complementare, il dialogo di Giulia Martini è anche con se stessa: l'io e il tu possono essere letti in modo coincidente. “... Si formano marmi/ in fondo a mari rimasti di sasso/ nella mia mente di pensieri amari,/ che statuine non muovono passo - / belle, nelle tue mattine d'amarmi”. Dotta, fluida e al tempo stesso acerba (“Non sei mai dove sai./ So sempre dove sei/ quando sei online”), la poesia di Giulia Martini utilizza con molta abilità metri, assonanze, parole diverse ma dallo stesso significato e in particolare la figura delle “coppie minime” (nella sua prefazione Francesco Vasarri ne dà la definizione più appropriata: una coppia di parole che si differenziano soltanto in virtù di un fonema). E' evidente anche la simbologia che questa figura esprime nel titolo della raccolta e nel contenuto che essa esplora. Il libro rivela una capacità elastica di composizione e una padronanza delle parole e del loro ritmo che fa pensare ai testi di Pasquale Panella, al loro disegnare, con parole che si riverberano l'una nell'altra, non di rado con ossimori, un'immagine, quasi un quadro. Solo osservando (mediando la lettura) l'insieme, si coglie il senso e il significato (“La lotta dei cuscini senza sonno che spiumano/ che fanno zampilli di pollini che pullulano/ aggressivi, irsuti, istigatori di starnuti. Così tu te la passi amoreggiando/ e te la prendi comoda/ con morbida ovvietà/ sembrando tu un guanciale contro un altro che ti assale... assumi pose inesplose/ e non ti pungi più...”, “... timida molto audace/ la stessa diversa persona sei tu...”) Michele Brancale