Poesia in una luce adulta. 'L'occasione e l'oblio' di Giovanni Parrini

Risvegliarsi in un naufragio. Il nuovo libro del poeta fiorentino

Giovanni Parrini (da fb)

Giovanni Parrini (da fb)

Firenze, 26 novembre 2020 - Una volta era il ricordo del ticchettio di un orologio a risvegliare in una poesia di Giovanni Parrini (Firenze, 1957, docente nelle scuole superiori) la presenza attesa, il ritorno di una persona amata. Questa capacità evocativa, che è una delle corde fondamentali del linguaggio poetico, caratterizza l'espressività lirica di Parrini anche ne 'L'occasione e l'oblio', edito ne 'La collana' a cura di Maurizio Cucchi ed edita da Stampa 2009. La nuova raccolta è aperta da un esergo tratto da Eliot: "Questi frammenti ho puntellato contro le mie rovine". E' dunque una composizione di frammenti che sorreggono il senso dell'esistenza, ne richiamano cioè i pilastri, in una stagione avvertita come nuova. Parrini descrive situazioni, suoni che a loro volta generano ricordi, con riverberi che sembrano volere parlare al presente. Eccone un esempio: “Scordata sulla mensola/ non ricordo da quanto una conchiglia/ coperta di polvere/ mi è caduta, stamani un suono secco/ uno spacco nel suo arcano madreperlaceo/ con un poco di colla, di pazienza/ si è accesa nuovamente l'illusione che credevo perduta/ il suono torpido della risacca nel sole. Era un'estate/ non ne rimase nulla”. C'è anche qualcuno che è avvertito come un angelo custode anche se non c'è più: “Fra gramigna e ortiche, sulla riva/ il vento mi conosce/ su com'era la corsa il battito il sudore/ mi fermo/ ti vorrei fare arrivare la musica dei rami/ il fiato grosso, questa nostalgia/ laddove sei/ lontano, irraggiungibile... /mi giravo, avevo un po' paura/ andavo avanti, incerto, e ritornavo indietro/ sei una boccata d'aria fredda in gola/ un po' di caldo nelle mani in tasca”. Si cerca una prospettiva in un momento non breve di solitudine e cambiamento, in cui l'anima divisa cerca di ricomporsi e “in fondo all’acqua nera vede un viso che aspetta/ lo chiama per nome/ e lo affida al futuro/ che è questo, che a distesa le campane liberano al sereno”. L'anima che cerca di ritrovarsi in una luce adulta diventa sensibile alla vita degli altri, quelli che erano una volta lontani e che ora interrogano e cercano di risvegliare a un destino comune. 'Aurélien' è una delle poesie più incisive de 'L'occasione e l'oblio', è anzi una vicenda che apre gli occhi, che è occasione per non dimenticare, per non dare spazio all'oblio, per volere qualcosa di più grande e di buono: “Andava per il mondo/ in lungo e in largo, Aurélien/ sempre però là sotto, nel ferro degli scafi/ come un’acciuga in scatola, o uno sgombro/ su rotte d’ogni genere./ C’era parecchia polizia, sul molo/ sbarcarono i passeggeri/ l’equipaggio e il comandante/ lui in una bara di metallo, il mare era un delirio di onde”. Michele Brancale

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