
Un momento della conferenza di Anita Valentini
Firenze, 15 gennaio 2025 – “I foulard fiorentini di Emilio Pucci e le feste fiorentine più note all’estero”, questo il titolo della conferenza che si è svolta ieri nella Sala Spadolini dell’omonima Biblioteca, a Pian dei Giullari. Ad organizzarla l’Associazione culturale Amici del Foulard, in collaborazione con la Fondazione Spadolini Nuova Antologia che ha ospitato l’evento. Dopo i saluti della presidente dell’Associazione Maria Paola Alberti, le parole di benvenuto del presidente della Fondazione Spadolini Cosimo Ceccuti e l’inizio della presentazione del volume “Florentine Festivals from the Middle Ages to the Modern Age and Their relationship with Art” (Cambridge Scholars Publishing), di Anita Valentini.
“Fin dal 1998, per il Comune di Firenze, mi sono occupata delle feste e delle tradizioni popolari con valore storico artistico legate al nostro territorio – ha spiegato Anita Valentini -. Sono stati davvero tanti i testi che ho editato sulle tradizioni e feste fiorentine. Ecco allora che per la Cambridge edizioni ho scritto un libro dedicato a tre delle nostre feste che possiedono una valenza culturale, politica e artistica di potenziale interesse anche per un pubblico internazionale. In primo luogo, il Capodanno fiorentino, che fino al 1749 si computava il 25 marzo, dopodiché la festa di Sant’Anna, che si celebra il 26 luglio, e quella di Santa Reparata, legata all’8 ottobre. Insieme alla presidente degli Amici del Foulard, Maria Paola Alberti, abbiamo pensato come unire l’appeal internazionale della città di Firenze con il foulard, e ci è venuta in mente la figura di Emilio Pucci, che dal 1979 fino alla morte è stato presidente della Società di San Giovanni Battista. Pucci era solito guidare il Corteo storico della città a cavallo e per le tradizioni fiorentine ha fatto tantissimo, attualizzandole, come, ad esempio, istituendo l’annuale premio ‘Bel San Giovanni’ per personalità fiorentine che rendono grande la Firenze contemporanea. Tra i foulard che ha creato ve ne sono due che abbiamo presentato per l’occasione alla Biblioteca Spadolini: uno con la cupola del Brunelleschi e il Campanile di Giotto, ideato nell’87 per la visita di Papa Wojtyla a Firenze, e l’altro con il Battistero, che lo stilista aveva realizzato nel ‘57 per onorare la città e che nel 2014 è stato preso a modello per una gigante riproduzione servita a rivestire il Battistero durante il suo restauro; una serie di riedizioni del foulard furono anche messe in vendita nei negozio Pucci per finanziare proprio i lavori di restauro.” Valentini ha poi approfondito le tematiche contenute nel suo volume, che è stato presentato in Italia per la prima volta, benché la pubblicazione risalga ormai ad un anno fa. “Il Capodanno fiorentino – spiega l’autrice -, fino al 1749 legato alla festa dell’Annunciazione, ha come luogo deputato dalla metà del ‘200 la Basilica della Santissima Annunziata, la cui venerata immagine dell’annuncio è, dalla seconda metà del XIII secolo, un modello per tutta l’arte fiorentina; numerose sono le chiese a Firenze e nei dintorni dove in controfacciata troviamo un’immagine simile, a cui si affidavano i fedeli, per protezione, uscendo dal luogo sacro. Sant’Anna è la partigiana della libertà fiorentina, da quando la borghesia fiorentina, che aveva ormai consolidato il potere economico, il 26 luglio del 1343 caccia dalla guida di Firenze il Duca d’Atene Gualtieri IV di Brienne e acquista la pienezza dei poteri. La santa per la città diviene l’“avvocata della libertà cittadina” e quindi la protettrice. Lo capiamo bene osservando il grande affresco attribuito all’Orcagna (1344-45), ora in Palazzo Vecchio, che racconta la cacciata del Duca, con la santa che sprona i soldati fiorentini contro il ‘nemico’, e vedendo una delle vele di Orsanmichele, dove la santa appare nel dipinto murale di Mariotto di Nardo (1398-99) con in grembo l’immagine della città. Nel XVI secolo la famiglia Medici riporterà la santa al “solo ruolo” di madre della Vergine, poiché nella storiografia fiorentina fra XV e XVI secolo veniva comparata, in senso negativo, la cacciata del Brienne con quella dei Medici del 1494. Nell’Ottocento, omaggia l’evento storico Stefano Ussi, che dipinge il grande quadro con la cacciata di Gualtieri, conservato oggi a Palazzo Pitti. Santa Reparata invece – continua Valentini - è la titolare della seconda cattedrale della città, dopo San Lorenzo. Viene arricchita di opere d’arte fino a oltre la metà del ‘300, anche se poi come ben sappiamo fu demolita per lasciare il posto alla nuova cattedrale arnolfiana di Santa Maria del Fiore, realizzata a partire dal 1296. Oggi, molte opere pervenute da Santa Reparata si trovano nel Museo dell’Opera del Duomo. È bello ricordare che per santa Reparata i fiorentini spostarono la data della vittoriosa battaglia contro i Goti di Radagaiso del 406 d.C. dal 23 agosto all’8 di ottobre, attribuendo la vittoria a una santa all’epoca molto amata, poiché di origini medio orientali come i primi cristiani: Firenze non occupata mantenne una continuità con la sua storia e la sua arte romana. Ecco dunque brevemente sottolineato il valore politico e sociale delle tre feste. Ringrazio inoltre Maria Giulia Cantuti Castelvetri, che ha curato in modo eccellente la traduzione in inglese del mio testo, che racchiude i miei studi portati avanti dal 1998 fino ad oggi.”
Di particolare interesse anche l’intervento di Don Leonardo De Angelis, parroco di San Marco Vecchio e responsabile per la Diocesi fiorentina dei pellegrinaggi, che ha ricostruito la storia del foulard di Emilio Pucci, presentato in occasione del convegno internazionale voluto a Firenze da Papa Wojtyla per i giovani e organizzato nel 1985 dalla Curia fiorentina.