Giancane: “Da piccolo ero obeso e sono stato bullizzato. Nei brani parlo di cose che non mi stanno bene”

In tour per festeggiare i 10 anni di carriera da solista, il cantautore e chitarrista romano non è solo ‘quello’ che con le sue canzoni e la sua musica fa da colonna sonora ai fumetti di Zerocalcare. “Nella vita sono molto timido, ma quando sto sul palco perdo i filtri e dico quello che voglio”

Giancane

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“Alla fine sono passati dieci anni, chi lo avrebbe mai detto!”

Giancane festeggia in concerto 10 anni di carriera solista e non solo. Il cantautore romano, che ha (anche) prestato le sue canzoni alle serie animate del fumettista Zerocalcare, celebra i due lustri di carriera con la ristampa in edizione limitata dell’ep d’esordio (quest’anno il decennale) Carne, e un tour speciale che questa sera, alle 21.30, fa tappa al Viper Theatre di Firenze e si chiuderà il 25 aprile a Casa Cervi di Gattaico (Reggio Emilia).

Ex componente del gruppo romano Il Muro del Canto, Giancarlo Barbati Bonanni, alias Giancane, imperla le sue canzoni con una grammatica letteraria fatta di una certa crudezza espressiva, che pesca a piene mani da un parlato di strada, una lingua di tutti i giorni, un’ironia sfacciata, nichilista e discretamente grottesca che illumina il contemporaneo in maniera diversa dal solito.

Per questo piace alle nuove generazioni, ma non solo. Lo conferma con il terzo album Tutto Male: “È un disco un po’ depresso, un po’ cazzone, una raccolta che racchiude tutto ciò che musicalmente volevo fare. Ha un titolo un po’ fumettistico che è la risposta a una canzone che si chiama ‘Come stai?’”.

"Strappare Lungo i bordi", la prima serie animata di Zerocalcare con la musica di Giancane
"Strappare Lungo i bordi", la prima serie animata di Zerocalcare con la musica di Giancane

Giancane, in tour ci sarà anche Zerocalcare? “Non credo, perché sta chiudendo il nuovo libro e quindi è molto impegnato fino a maggio“.

Come è successo che è diventato la sua colonna sonora?

“Un po’ casualmente. Noi ci conoscevamo già, anche perché frequentiamo gli stessi posti da quando facevo il fonico in un locale punk e hardcore in cui capitava spesso. Così gli ho chiesto se mi realizzava l’animazione per il video di ‘Ipocondria’ e, in pratica, sono stato il suo beta test per l’animazione, che poi ha proposto in tv sulla 7 a Propaganda live”.  

Quando è iniziato il vostro connubio? “Quando Zerocalcare fece la copertina e un cameo nel video di un singolo del 2016 del Muro del Canto. Il brano si chiamava ‘Figli come noi’ e parlava degli abusi in divisa. Da allora siamo rimasti in contatto”.

A che immaginario è dedicato il nuovo disco?

“Alla strada, al quotidiano, a quello mi che succede”.

Giancane
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“Una vita al top” era un disco country-neomelodico?

“La melodia mi piace, nel 90% delle canzoni gli accordi sono appositamente maggiori, perché mi piace la sonorità della felicità, ma con i testi faccio il contrario. Mi piace questa contrapposizione fra musica gaia e testi duri”.

Ha mai provato a cantare di diversità di genere?

“Non ancora, anche se è un tema che penso di sviluppare in futuro. Fondamentalmente uso i miei testi per parlare delle cose che non mi piacciono, che non mi stanno bene. Anche se poi ci sono delle gag perché voglio anche divertirmi con la musica”.

È mai stato bullizzato?

“Nel fare musica no. Nella vita sì, da adolescente e bambino è capitato spesso perché ero molto grasso da piccolo, quindi ho dovuto subire tutte le angherie, le prese in giro che la gente dedica all’obesità. Poi, fortunatamente sono cresciuto tutto insieme e oggi sono alto due metri e peso esattamente come quando avevo dieci anni. Mi sono allungato e il peso si è ben distribuito. Ma, fino a 11-12 anni d’età non me la sono passata benissimo, è stata dura, ma è stata una bella scuola. Oggi per offendermi ci vuole un bel coraggio”.

Questa scuola di vita ha influito nel suo modo di fare musica?

“Nell’essere irriverente o comunque fuori dagli schemi, adesso che ci penso, sì, soprattutto in musica. Nella vita sono molto timido, ma quando sto sul palco perdo i filtri e dico quello che voglio. È una cosa molto liberatoria. Ma, sono sicuro che nella crescita quel problema adolescenziale abbia influito parecchio, anche nel gestire la vita quotidiana e quindi, di riflesso, in quello che scrivo”.

Come le è venuto in mente di fare un ep, chiamarlo “Carne” e impacchettarlo col polistirolo da macelleria?

“È il primo ep che ho fatto nel 2013, che ho ristampato adesso. Ogni confezione è fatta artigianalmente, una per una dal macellaio e incelofanata con le loro macchine. Non è cosa da vegani insomma”.

Fare polemica la diverte?

“Non è polemica. Ci sono cose che non ti piacciono e qualcuno le deve mettere in evidenza. Fortunatamente ho trovato questo metodo. Prima ho pagato tanti dottori, adesso pagano me, per quello che scrivo”.

Giancane
Giancane

Anche il Muro del Canto è stata una bella scuola?

“Lì ero solo il chitarrista e registravo i dischi, ma è stata una palestra gigantesca. Abbiamo fatto 600 concerti proponendo canzoni romanesche contemporanee anche fuori da Roma. Ci siamo costruiti il nostro pubblico e non è scontato”.

Avete il merito di aver sdoganato il romanesco?

“Quarant’anni fa c’è stata Gabriella Ferri e tutta una scuola che ci ha aperto le porte e altre band, come gli Ardecore. Ma, certo anche noi abbiamo fatto la nostra parte. E, sospinti anche dal “romanesimo” televisivo del mainstream televisivo, abbiamo fatto un bel percorso di cui sono contento averne fatto parte”.

Anche le sue canzoni sono chiaramente made in Rome?

“Certo. Purtroppo o per fortuna qui vivo e qui scrivo. Questa città non è proprio una passeggiata, di cose che non vanno ce ne sono molte e quindi ho molte ispirazioni”.  

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