Firenze, il tesoro è qui. L’Accademia della Crusca: un faro per la lingua italiana

L’istituzione è nata nella nostra città nel 1583 con l’intento di selezionare il buono dal cattivo della lingua italiana, come fa il setaccio della farina con la crusca: da qui il suo nome

Claudio Marazzini

Claudio Marazzini

Firenze, 16 marzo 2022 – L’Accademia della Crusca, che ha oggi sede nella villa medicea di Castello, svolge da fine '500 servizi di ricerca e divulgazione della nostra lingua. Principali obiettivi sono il sostegno dell’attività di studio nel campo della linguistica e della filologia italiana, la diffusione nella nostra società e nella scuola della conoscenza della nostra lingua e della sua evoluzione, la collaborazione linguistica con le principali istituzioni affini di altri Paesi. Per scoprirne la storia, le attività e i progetti ad oggi in corso abbiamo sentito il professor Claudio Marazzini, presidente di questa prestigiosa istituzione.

L'Accademia della Crusca è da secoli un punto di riferimento in Italia e in tutto il mondo per la consulenza linguistica.  Quale la sua storia e soprattutto la sua attività oggi?

“Non è facile riassumere in due parole gli oltre quattrocento anni di storia dell'accademia. Possiamo dire che, nata nel 1583, la Crusca ha svolto ininterrottamente la sua attività culturale fino a oggi, attraversando tutte le fasi della storia d'Italia, non senza polemiche, del resto inevitabili. Non si può tracciare la storia della cultura letteraria italiana senza far costante riferimento all'Accademia della Crusca come protagonista di rilievo. Inoltre l'Accademia della Crusca ha inventato il vocabolario moderno di una lingua nazionale e l'ha insegnato alle altre nazione d'Europa. La cosa più straordinaria è che l'abbia fatto quando la nostra nazione non esisteva  ancora, e Francia e Spagna, invece, esistevano già: in pratica, la nazione italiana si riconosceva in un patrimonio linguistico, e questo patrimonio linguistico si è pian piano trasformato in una nazione politica nell'Ottocento. Peccato che ora tanti italiani non riescano ad avere per la propria lingua la considerazione che merita".

Un modo dell'Accademia per avvicinarsi alla società contemporanea e divulgare la lingua sono i social: come si articola in questi la Vostra attività e la consulenza linguistica?

“È vero: una grande forza della nostra accademia è frutto della sua capacità di utilizzare i social. Chi si accosta all'accademia attraverso i canali Internet certamente non trova quel sottile velo di muffa che impaccia altre istituzioni culturali, non altrettanto disposte a scendere tra la gente e parlare con tutti. Naturalmente, accettare il dibattito sui social significa spesso affrontare polemiche in un linguaggio assolutamente estraneo a qualunque tradizione accademica, al buon gusto e alla cultura. Ci siamo trovati spesso sotto il tiro incrociato di avversari radicati in opposti estremismi, per esempio nel campo del linguaggio di genere e del politicamente corretto. Ma l'Accademia della Crusca non si fa intimorire. Anche la Consulenza linguistica, che riscuote un grande successo di pubblico, mostra questa disponibilità nei confronti dell'intera società. Le domande che giungono alla Consulenza, guidata dal Prof. Paolo D'Achille, sono spesso legate all'attualità. Per esempio, di recente ha avuto grande successo la trattazione dell'accento su Ucràina/Ucraìna".

Chi si rivolge alla Vostra istituzione?

“Come ho detto, si rivolgono a noi i cittadini italiani in genere, a tutti i livelli e in tutte le posizioni. Ci capita di rispondere a quesiti che arrivano da organi professionali, da istituzioni pubbliche anche di altissimo livello, da cittadini che a volte pongono domande ingenue, a cui avrebbero potuto ottenere risposta mediante la consultazione di un qualunque vocabolario scolastico. In fondo il celebre "petaloso" nacque proprio così, dalla domanda di un bambino. Noi cerchiamo di dedicare attenzione a tutti quanti, senza discriminazioni. Credo che questa sia una delle ragioni del nostro successo. Nel contempo, svolgiamo un'attività accademica raffinatissima, al livello più alto. Questa attività, ovviamente, sfugge all'attenzione dei media. Diciamo che sarebbe bello portare sotto i riflettori dei media anche questa parte del nostro lavoro".

La pandemia e ora la terribile guerra in Ucraina hanno sollevato questioni linguistiche, hanno evidenziato parole sottoposte alla Vostra consulenza da parte degli italiani?

“Naturalmente! Si accennava or ora alla posizione dell'accento nella parola Ucraina; in passato ha suscitato dubbi e domande la giusta accentazione di Còssovo o Cossòvo. Una guerra richiama l'attenzione su elementi che magari prima erano sfuggiti a tutti. Quanto alla pandemia, è stata una fiera di forestierismi sbattuti a caso sulla faccia degli italiani: dal lockdown fino al booster, passando per droplet e per quell'incredibile "distanziamento sociale", modellato sull'inglese "social distancing", che ancora si legge sul pavimento delle stazioni ferroviarie italiane. Ci sarebbe voluto tanto poco: sarebbe bastato scrivere "distanziamento interpersonale" o "personale". Così, invece, sembra che debba passare il Re con i suoi nobili". 

Quali i progetti in corso?

“Il grande ‘progetto del vocabolario dantesco’ per esempio: nell’anno celebrativo di Dante si è parlato quasi di tutto tranne che del vocabolario perché, si capisce, ci sono iniziative più popolari come ‘la parola di Dante fresca di giornata’ che hanno attirato l’attenzione. Però, in realtà, l’Accademia sta lavorando al grande vocabolario online della lingua di Dante.”

Il Presidente Claudio Marazzini ricorda poi ‘l’Osservatorio degli italianismi nel mondo’: “anche questo è un bel progetto che viene già collocato in rete” che riguarda “tutte le parole italiane diffuse in tutte le lingue del mondo; è un’indagine che era partita dalla Germania, dal tedesco, l’inglese, il francese ma si sta estendendo fino al cinese, addirittura.”

Ricordiamo poi tutte le pubblicazioni che fa l’Accademia “perché siamo come una casa editrice con delle pubblicazioni di livello universitario raffinatissime: abbiamo tre riviste di fascia A, cioè il livello più alto in base alla classificazione dell’ANVUR, l’organo di controllo della qualità universitaria, due riviste classificate come scientifiche, una delle quali, ‘L’italiano digitale’ è in open access, quindi tra l’altro torniamo sul tema di una distribuzione moderna. L’open access è la frontiera più aggiornata".

Il link al sito dell'Accademia: https://accademiadellacrusca.it

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