
Franco Zeffirelli con Luchino Visconti
Firenze, 29 dicembre 2021 - "Quel che mi affascina nella figura di Franco Zeffirelli è quel suo essere unico: antifascista, partigiano e conservatore, inviso alla destra nostalgica e alla sinistra ufficiale, omosessuale, cattolico e antiabortista. E’ stato allievo di Visconti ed è riuscito a emanciparsi dalla sua figura, senza farsi scalfire minimamente dalle posizioni politiche del ‘conte rosso’. Un conformista ribelle. Zeffirelli è stato un raro esempio di uomo rimasto sempre fedele a se stesso". Sarà Anselma Dell’Olio a dirigere il docufilm "Zeffirelli, il conformista ribelle", prodotto da La Casa Rossa e RS productions, di cui sono da poco iniziate le riprese – ovviamente anche alla Fondazione Zeffirelli – e che sarà nelle sale nel 2023 in coincidenza con il centenario del Maestro.
Signora Dell’Olio, bello questo titolo.
"Me l’ha suggerito Giuliano Ferrara: parlavo con lui di quello che vedevo in Zeffirelli. Ci siamo spesso incontrati noi tre, e la prima cosa che saltava agli occhi erano i suoi contrasti. Dalla straordinaria dualità che aveva di grande maestro internazionale, che parlava perfettamente l’inglese e adorava l’estero; all’essere fiorentino, come diceva lui, fin nel midollo. Capace di sfuriate e di non manadarle a dire".
Per lei sono i tratti salienti?
"Zeffirelli era un grande esteta coi piedi per terra. Nello stesso esatto modo in cui veniva riverito dai grandi del mondo e conosceva tutto, e tutti lo conoscevano, così poteva essere semplice e alla mano, fino a preparare lui il caffè da offrire agli amici".
Rapporto Zeffirelli - Visconti.
"Visconti aveva enorme capacità di persuasione e Franco era giovanissimo quando si sono conosciuti. Si è dimostrato subito straordinario, come se avesse avuto dentro una luce che lo conduceva. Da Visconti non si è fatto scalfire neanche di un graffio. Aveva una personalità artistica così personale, da fare invidia perfino al suo maestro".
Non ha imparato da lui?
"Franco era studente di architettura quando lo ha conosciuto, e la sua vita era in divenire. ’Sei talmente bello che puoi fare solo l’attore’ gli ripeteva Visconti. E invece era sì di rara bellezza fisica, ma era anche pieno di capacità".
Non era intimorito, allora.
"No assolutamente: è rimasto partigiano e conservatore. Visconti veniva da una famiglia ricchissima, proprietaria della Carlo Erba: fa un po’ ridire dire che fosse comunista. Aveva imparato da Jean Renoir, la persona più vicina a Fellini di Francia. Con lui Franco ha conosciuto il bel mondo, è vero, ma poi ha fatto tutto da solo".
E l’allievo supera il maestro.
"Ha fatto un percorso suo, contro una corazzata come Visconti che lo voleva fermare e impedergli di avere successo. Non sapeva tenere la penna in mano e Franco disegnava da Dio: era arrivato a rubargli i disegni".
E sul melodramma?
"Sapeva mettere in scena l’“Aidona“ all’Arena di Verona e l’“Aidina“ al teatrino di Busseto con lo stesso strepitoso successo. Chi ne sarebbe stato capace? Chi ne sarebbe capace oggi?".