Vittorio Granchi e le lezioni di restauro

Francesco

Gurrieri

Il restauro del Crocifisso di Cimabue di S.Croce è il simbolo della resurrezione del patrimonio artistico fiorentino dall’alluvione del 1966. Vittorio Granchi, braccio destro di Umberto Baldini al laboratorio di restauro, fu il protagonista di codesto miracoloso salvataggio. Quelle “lacune” del Cristo, trattate con sapiente tratteggio neutro, erano le ferite che la furia dell’acqua e del fango non avevano risparmiato a quella enorme struttura lignea conservata nel refettorio monumentale della basilica francescana. Di Vittorio Granchi esce ora un bel volume con le sue “Lezioni di restauro” (Edifir), a cura di Giorgio Bonsanti, del figlio Andrea Granchi e del nipote Giacomo, che ne hanno raccolta la sapiente eredità. Questa volta la “presentazione” è tutt’altro che formale e di circostanza; è invece partecipata, circostanziata e disciplinarmente ineccepibile, essendo stato Bonsanti direttore dell’Opificio e docente di Tecnica e Storia del restauro alla facoltà di lettere. Il volume fa seguito a un precedente (2010) in cui con Baldini, Ciatti, Santi, Sisi ed altri, volemmo dare testimonianza a ’Granchi e la Scuola Fiorentina del Restauro’, nella sede dell’Accademia delle Arti del Disegno. "In termini di valutazione storica – ci avverte Bonsanti – si può dire che Granchi avesse raccolto il testimone da Augusto Vermehren, figura centrale nel restauro del XX secolo nel favorire negli anni Trenta l’introduzione delle discipline scientifiche". Le ’lezioni’ coprono una vasta materia, delicata e specialistica, che tocca i supporti lignei, le mestiche, le imprimiture, le tempere a uovo, il distacco e il trasporto di un dipinto, le puliture. Insomma, un patrimonio di cultura e di rigore professionale che era allora un valore irrinunciabile, difficilmente spiegabile, oggi, alle generazioni più giovani.

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