
Locali notturni, movida (foto New Press Photo)
Firenze, 29 ottobre 2017 - L’obiettivo della serata è lo shot, il colpo immediato. Lo sballo cercato a tutti i costi, come in un flusso di libertà, quella sempre sognata dalle camerette dei lontani States. Per gli studenti americani Firenze è una specie di sala giochi dove abbandonarsi a qualche distrazione in più. La libertà – vietata in città come New York – di poggiare le labbra su un cocktail o di scolarsi una birra in strada.
Non è «liberty» ma «freedom» quella di cui parla Lithz appollaiata sulle scalinate di Santo Spirito. Una colonia a stelle e strisce di quasi cinquemila studenti, più della metà ragazze, che ogni anno sbarcano a Firenze per motivi di studio, arrivano e cambiano ogni semestre nelle trentotto sedi distaccate delle università. Gli americani puntano al bagno intellettuale nel Rinascimento. Ma, spesso, anche a liberarsi del più grande tabù di casa loro: l’alcol vietato per chi ha meno di 21 anni. Insieme a Jason, un ragazzo californiano di 34 anni, abbiamo passato una serata con i suoi amici, dalla cena a base di vino a volontà all’alba fuori dalla discoteca. «La nottata comincia in casa, bere nei locali è troppo costoso» mette subito in chiaro. L’unico che parla italiano è proprio Jason. Sarah e Daniel, che ci raggiungono dopo, cercano di imbastire una conversazione con «ciao», «come stai», «I love pizza».
Tre, quattro frasi standard per giustificare la vacanza-studio in Italia. Con loro ci presentiamo all’appuntamento in via Ghibellina, proprio nei minimarket, circa 200 nella sola città di Firenze, il giro di bevute prosegue e l’ambiente comincia a scaldarsi. Entrano negli alcol shop con le borse vuote ed escono carichi di bottiglie di gin e lemon soda, di coca cola e rum ma anche bicchieri di plastica che serviranno per brindare sulle scalinate della Basilica di Santa Croce.
Quando arriviamo, su una delle panchine della piazza, un ragazzo, nell’indifferenza generale, è già sdraiato. Gli amici ridono, lo prendono in giro. Gli dicono frasi che suonano come un «Non sei buono» o qualcosa del genere. Poco più in là, verso via Magliabechi un tipo si apparta per urinare.
Tappe d’obbligo, ci spiegano, prima di finire la nottata in discoteca o in qualche club, così li chiamano loro, sono il Red Garter di via dei Benci e il Lion’s di San Pierino, templi laici degli americani in città. Qui gli steward presidiano gli ingressi e vigilano su chi entra. I barman anche, hanno un codice etico ben preciso e fanno molta attenzione a chi dare e non dare da bere. «Il Lion’s e il Red sono punti di ritrovo, in alcune serate sembra di essere in America, tutti parlano americano. Ce li indicano come luoghi da visitare ancora prima di arrivare a Firenze» raccontano.
Ultima fermata prima di trascinarci verso casa, la discoteca. Qui si arriva tra urla e risate a crepapelle e il nostro pensiero va subito ai residenti. Dentro è tutto un fare foto, spararsi selfie. Sgambettare. Le più carine ballano circondate dai tampinatori di turno del posto, le altre restano tra di loro. Qualcuna si spara alcol in bocca con una specie di tubo, altre cercano di fare attenzione a chi ha alzato un po’ troppo il gomito. «Negli ultimi mesi sono un po’ più attente – racconta un italiano –, se vuoi allontanarti con una di loro, le amiche non ti lasciano andare senza la foto della tua carta d’identità».