Una legge elettorale scellerata

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Stefano

Cecchi

Fra 12 giorni voteremo per le elezioni politiche ma già oggi, con margine d’errore minimo, potrei scrivere chi saranno i parlamentari che Firenze e la Toscana invieranno al Parlamento. E questo non perché io sia uno scienziato della politica (di solito non ne azzecco mezza) ma per conseguenza di una legge elettorale che ha espropriato i cittadini del loro diritto a scegliersi i rappresentanti in Parlamento, consegnandolo nelle mani dei leader di partito. Una diminuzione di democrazia: noi elettori scegliamo il partito, questo sceglie gli eletti. La cosa a Firenze e in Toscana ferisce ancora di più considerando che proprio qui, facendoci credere che il voto di preferenza generasse corruzione (????) si ideò quella filosofia che poi ha ispirato tutte le leggi elettorali nazionali, dal "porcellum" in giù. Ovvero eleggere i candidati non per quanti voti di preferenza raccolgono ma per la loro posizione in lista. A partorire tale idea guasta furono sostanzialmente tre personaggi politici: l’allora governatore Claudio Martini, il segretario dei Ds Agostino Fragai e il leader di Forza Italia Denis Verdini. Costoro, non solo tolsero per primi in Italia il voto di preferenza, ma gonfiarono anche il numero dei consiglieri regionali a 55. Uno scempio politico che non a caso al tempo fu chiamato "l’inciucio". Ora: qui in Toscana per fortuna nel 2015, con un gesto d’orgoglio, il parlamento regionale ha corretto questa stortura, riconsegnando agli elettori il voto di preferenza e riportando il numero dei consiglieri regionali a 40. A livello nazionale invece, si continua far finta di niente. E, a occhio e croce, sarà ancora così per parecchi anni. Il modo di elezione di deputati e senatori non è infatti un vantaggio di parte ma consente ad ogni singolo leader di partito di scegliersi i "fedeli" che lo accompagneranno in Parlamento. Roba che consegna allo stesso leader un potere di vita e di morte sulla propria classe dirigente, costretta a non dissentire troppo pena l’esclusione dalle liste. Per questo sarebbe bello se nella prossima legislatura davvero, come si sussurra, la legge elettorale italiana fosse cambiata, restituendo agli elettori il diritto di scegliersi il candidato. Ma, viste le premesse, ho parecchi dubbi che realmente ciò possa essere possibile.

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