REDAZIONE FIRENZE

Un gel per conservare intatte le pellicole cinematografiche del ’900

È il risultato delle ricerche fatte dall’équipe del dipartimento di Chimica Ugo Schiff, per frenarne l’invecchiamento

È il risultato delle ricerche fatte dall’équipe del dipartimento di Chimica Ugo Schiff, per frenarne l’invecchiamento

È il risultato delle ricerche fatte dall’équipe del dipartimento di Chimica Ugo Schiff, per frenarne l’invecchiamento

Un gel per conservare le pellicole del ’900 che, per i materiali con cui sono realizzate, presentano grosse problematiche. Il contributo arriva da un gruppo di ricerca dell’Università di Firenze guidato da Emiliano Carretti, docente di Chimica dell’ambiente e dei beni culturali, che ha elaborato, a partire dagli studi della dottoressa di ricerca in Scienze chimiche Francesca Porpora, una metodologia basata su nanomateriali innovativi, in grado di arrestare e prevenire la cosiddetta sindrome dell’aceto. Le ricerche, effettuate dall’équipe del Dipartimento di Chimica "Ugo Schiff", che si trova all’interno del polo scientifico e tecnologico di Sesto, hanno già ottenuto vasta risonanza su riviste scientifiche. Il problema del deperimento delle pellicole era stato finora affrontato con l’utilizzo di materiali, come il carbone attivo, che assorbe a livello superficiale i vapori acidi che si formano; in secondo luogo, si è pensato di conservare le pellicole in enormi frigoriferi per diminuire la velocità del processo chimico di degrado.

Ma se da una parte il carbone attivo si satura molto rapidamente e non assorbe più, per altro verso la sottrazione di troppa umidità rende le pellicole soggette a rotture. Le ricerche del team di chimici fiorentini hanno portato alla formulazione di una tecnica conservativa molto più efficace, meno dispendiosa e di più facile utilizzo. "Anzitutto – racconta Francesca Porpora – abbiamo testato un sistema di invecchiamento artificiale che ci ha consentito di produrre su campioni di acetato di cellulosa puro e su pellicole sane un tasso di sindrome dell’aceto confrontabile con i casi reali. Contemporaneamente abbiamo messo a punto un protocollo per l’uso di due xerogel che si presentano come piccole spugne". "Il passaggio successivo– commenta Carretti – sarà verificare su larga scala i promettenti risultati ottenuti finora"

S.N.