MARCO
Cronaca

Un furto e poi il grande sconforto. Il ritrovamento: è proprio la sua

Una ricerca disperata in tutta la città per trovarla, tra le strade del centro e le rastrelliere piene

Vichi

Le avevano rubato la bicicletta… una sorpresa amara. Era arrivata dove l’aveva parcheggiata e ci aveva messo un po’ a capire che la sua bicicletta non era dove l’aveva lasciata. Continuava a guardare, incredula…

Magari l’aveva messa da un’altra parte e si era sbagliata? Solo dopo qualche minuto si era rassegnata: rubata… rubata… rubata… Forse aveva chiuso male il lucchetto, oppure il ladro era ben attrezzato, fatto sta che la bicicletta non c’era più. Rubata in centro, non distante da piazza del Duomo… Dio mio… Dio mio…

Tornò a casa a piedi trattenendo le lacrime. Teneva molto a quella bicicletta, non soltanto perché le serviva per muoversi in città comodamente… Era molto affezionata alla sua bicicletta. I ladri se ne fregavano del legame affettivo che i legittimi proprietari avevano con gli oggetti… Quella bicicletta l’aveva scelta fra tante, l’aveva portata a casa tutta contenta, molti mesi prima… Quel colpo non ci voleva.

Quando arrivò a casa scoppiò addirittura a piangere. Non cenò nemmeno, e quella notte si addormentò molto tardi, sfinita. La mattina dopo si svegliò presto, si buttò giù da letto e strinse i pugni… La ritroverò, devo ritrovarla, giuro che la ritrovo… Nonostante il giuramento, si rendeva conto che forse si stava illudendo, e cominciò a cercare un’altra bicicletta. In un solo pomeriggio dai vari meccanici di bici ne aveva viste tre che potevano piacerle, ma le teneva in sospeso perché nel frattempo cercava la sua. Mise anche un annuncio su Facebook, con la foto della sua bicicletta, e un minuto dopo le arrivò il messaggio di un tipo che le proponeva di pagarlo in anticipo per trovare la bicicletta rubata attraverso le telecamere cittadine, registrazioni e controllo in diretta… Lei aveva subodorato l’inganno e aveva lasciato perdere. Ma voleva ritrovare la sua bicicletta. Doveva tenersi pronta. Comprò un lucchetto enorme che pesava almeno cinque chili, lo mise nello zaino e tutte le mattine all’alba si alzava e andava a piedi nel centro di Firenze, guardava in ogni strada, in ogni vicolo, in ogni piazzetta, e osservava anche le biciclette in movimento, pronta a fermare il conducente con una scusa, a chiudere a sorpresa la sua bicicletta con il grande lucchetto e a gridare: la bicicletta è mia, questo è un ladro.

Se invece l’avesse trovata parcheggiata per strada l’avrebbe chiusa con quel potente lucchetto e poi avrebbe cercato di aprire l’eventuale altro lucchetto messo dal ladro. Passavano i giorni. Forse era il caso di comprare una nuova bicicletta, pensava, e intanto continuava a cercare, a cercare, non si dava pace.

Una settimana era già passata, poi ne passarono due… Ecco che una mattina vede da lontano una bicicletta che potrebbe essere la sua… Ci somiglia molto, sì… Vuoi vedere che… A un tratto scoppiò in una risata… Sì, era la sua, era proprio la sua amata bicicletta… Pianse di contentezza…

Il ladro non l’aveva nemmeno agganciata al palo. Lei tirò subito fuori il suo grande lucchetto e la chiuse, poi trascinandola a mano se la portò lungo la strada, almeno a un chilometro da dove l’aveva trovata, e la attaccò a un palo robusto legandoci tutte e due le ruote. Adesso doveva trovare il modo di aprire o di tagliare il lucchetto del ladro, che non era nulla di speciale, era formato da vari fili di ferro Intrecciai.

Corse a casa a prendere un bel tronchese, tornò alla bicicletta e piano piano, un filo metallico dopo l’altro riuscì a tagliare il lucchetto. Fatto, la sua bicicletta era tornata sua. Ci montò sopra e sorridendo cominciò a pedalare canticchiando, provando un bellissimo senso di liberazione.

Una bicicletta rubata, una ricerca continua, infine il ritrovamento… Una vicenda semplice, che però le aveva fatto vivere un’odissea di sentimenti. Era come un ritorno a Itaca, anche se in questo caso i proci si erano salvati.