Due presunti aggressori dei calciatori juniores della Rondinella venti minuti-mezz’ora dopo la fine di Fiesolecalcio-Rondinella, sono già stati identificati dai carabinieri. Ed emerge una realtà sconcertante: sono due tesserati, calciatori biancoverdi che fino a poco prima avevano giocato contro i loro coetanei biancorossi della ‘Rondine’. Non solo. Uno dei due avrebbe addirittura dato l’ordine di far partire la spedizione punitiva, una ‘chiamata a raccolta’ degli aggressori, armati di caschi e di manici di scope tagliati usati come armi improprie. ’Esterni’, nel senso di non tesserati, ma che chiamare tifosi – o anche ‘tifosi’, tra virgolette – sarebbe improprio: sembra che diversi di loro abbiano poco o punto a che fare con il mondo del football. Due tesserati identificati, altri eventuali e almeno alcuni del manipolo – una ventina di soggetti – che hanno voluto dare una lezione a quelli della ’Rondine’. Giocatori e dirigenti, come Riccardo Cerza, 59 anni, importante sindacalista Cisl di lungo corso e consigliere della storica società del Torrino.
L’aggressione – premeditata, non una esplosione di follia – all’uscita degli spogliatoi, quando i bollenti spiriti scatenati dal calcio di rigore decisivo concesso alla Rondinella propprio allo scadere sembravano in via di decantazione.
Scenario inquietante quello che stanno disvelando i carabinieri del maggiore Antonino Picciione e su cui indaga anche il procuratore federale Giuseppe Chinè: gli ispettori Figc sono già al lavoro. La vicenda ha suscitato sdegno e solidarietà ai massimi livelli locali di politica e mondo. Arriveranno denunce, provvedimenti disciplinari, squalifiche e daspo, presumibilmente lunghi e con prescrizioni. Intanto la vicenda una vittima l’ha già fatta: Gabriele Caldieron, 26 anni, giornalista, volto televisivo di Italia 7, opinionista in occasione di molte delle partite della Fiorentina. Caldieron è pure l’allenatore – uno dei due in organico – degli juniores del Fiesole. Era: domenica a neanche 24 ore dai fatti avvenuti appena fuori del ‘Poggioloni’ alle Caldine, Caldieron si è dimesso con una lettera postata sul suo profilo Fb. E pensare che non era più in zona al momento dell’aggressione. Spiega: "Ho fatto l’arbitro, sono addetto stampa della Rondinella, faccio l’allenatore – credo nell’educatore, non nei sergenti di ferro – e il giornalista. Il calcio è la mia vita. Ho fatto e continuo a fare ogni sforzo per poter mettere il pane in tavola grazie a questa passione. Questo agglomerato di situazioni mi ha indotto a prendere le distanze da un fatto assurdo, inconcepibile. Ci rimetto, anche a livello economico, ma tanto è stato lo sbigottimento: spero che ci sia qualcuno che voglia ridarmi fiducia". A quelle di cui sopra Caldieron aggiunge le attività di soccorritore e di formatore delle manovre di primo soccorso.
giovanni spano