Ulivo calenzanese La ricerca riparte dal Dna

Dalle analisi sugli arbusti autoctoni, che hanno resistito ai cambiamenti, si spera di ottenere indicazioni utili per salvare il clima

Ulivo calenzanese La ricerca riparte dal Dna

Ulivo calenzanese La ricerca riparte dal Dna

di Sandra Nistri

Li hanno definiti ’campi da collezione’, sono quei terreni che accolgono esemplari di olivi unici, che si trovano solo sul territorio di Calenzano. Ne sono stati creati due, nelle aree delle aziende agricole Semia e Podere Montisi di Travalle, che ospitano in totale 120 alberi provenienti, per innesto, da una ventina dei 28 fenotipi autoctoni e già catalogati sul territorio calenzanese, e in particolare in aree private e di aziende agricole. Le piante sono state conservate in vivaio fino a poco tempo fa e ora sono state messe a dimora. Domani i campi potranno essere visitati nell’ambito di una iniziativa promossa all’interno del festival "Passo Passo" e si potrà anche degustare "l’olio della biodiversità". "Il progetto – ha sottolineato ieri fra gli olivi dell’azienda Semia, l’assessore all’Ambiente Irene Padovani – è nato nel 2020 quando, in un percorso più ampio per la costituzione del Distretto biologico di Calenzano, è stato stipulato un accordo di collaborazione con il Cnr-Ibe che, all’interno delle aziende agricole del territorio, ha identificato 28 piante di olivo, uniche e peculiari, che hanno resistito fino ad oggi agli eventi meteo e che costituiscono il primo nucleo di biodiversività olivicola di Calenzano. Questo patrimonio ora è aperto a tutti e potrà essere visitato anche dalle scuole e studiato".

Il progetto, però, non è concluso: "Si tratta a tutti gli effetti – ha detto Laura Bonora del Cnr-Ibe, che con Graziano Sani ha seguito il progetto – di un percorso di ricerca, che si è arricchito rispetto all’ipotesi iniziale, grazie all’interazione e allo scambio di esperienze con il Comune e con le aziende. Questo percorso è un progetto di ricerca, ma è anche strumento concreto per gli agricoltori che potranno testare il comportamento e la resa delle specie autoctone che hanno resistito a cambiamenti climatici. Inoltre è in corso l’analisi del Dna delle piante perché vorremmo far registrare questi olivi nel germoplasma toscano". Per Matteo Ninci e Massimiliano Villani, soci di Semia, il valore aggiunto "è stato quello della collaborazione tra aziende che non si sono mai messe in competizione. La lotta al cambiamento climatico prende il via anche da piccoli progetti come questo".

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro