Accanto alla celebre sala delle tre pale d’altare di Cimabue, Giotto e Duccio di Boninsegna, gli Uffizi hanno riallestito anche la vicina stanza dedicata alla pittura del Duecento, in sintonia proprio con l’allestimento realizzato negli anni Cinquanta dai famosi architetti Michelucci, Scarpa e Gardella per la sala delle Maestà, pensato con la copertura del soffitto a capriate, simile a quella di molte chiese di epoca medievale. Anche nella nuova sala, collocata all’inizio del Primo corridoio della Galleria e curata da Antonio Godoli e Daniela Parenti (curatrice dell’arte medievale degli Uffizi), si sono realizzate pareti grigie, per esaltare le opere a fondo oro e lo ‘stile ecclesiastico’ della pittura pre giottesca. Robusti vetri antiriflesso, consentono al pubblico un contatto ravvicinato con i capolavori medievali, inseriti in uno spazio con un gradino di pietra serena posto sotto le croci monumentali, a ricordare appunto lo spazio di una chiesa.
Qui è stata sistemata una straordinaria raccolta di dipinti su tavola realizzati fra il XII e la fine del XIII secolo, offrendo una selezionata panoramica della pittura toscana, soprattutto fiorentina, prima di Cimabue e Giotto, con opere di grande qualità e di diversa tipologia di dipinti, fra i quali spiccano due monumentali crocifissi istoriati con scene della Passione, raffiguranti Cristo crocifisso rispettivamente nella variante di Cristo trionfante, e di Cristo dolente. Si tratta per la maggior parte di opere destinate originariamente a chiese, di cui solo per poche si conosce la provenienza.
Fra queste il grande dittico, proveniente dal convento di Santa Chiara a Lucca, riferibile a Bonaventura Berlinghieri, un pittore lucchese membro di una importante famiglia di artisti. Accanto alla Vergine e alle storie della Passione, sono raffigurati alcuni santi tra i quali Francesco d’Assisi e la fondatrice delle clarisse santa Chiara, morta nel 1253 e canonizzata nel 1255. Di grande importanza è il dossale d’altare con il Redentore, la Vergine e i santi Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo proveniente dalla raccolta di Vincenzo Taccoli Canacci, uno dei primi collezionisti col gusto dei ‘primitivi’; l’opera, che anticipa nella composizione con le figure entro arcate, la struttura dei polittici, reca la data 1271 e la firma del pittore, Meliore, un fiorentino che aveva combattuto alla battaglia di Montaperti nel 1260. Tra le opere di soggetto mariano c’è la Madonna col Bambino in trono proveniente dall’oratorio di Santa Maria di Casale nel territorio di Greve in Chianti, di grandi dimensioni vivace cromatismo. L’opera si caratterizza per la raffigurazione, in basso, della scena dell’Annunciazione, elemento che precorre l’uso di raffigurare scene sacre nel gradino delle tavole d’altare in uso nel XIV secolo. L’allestimento è stato presentato ieri dal direttore Eike Schmidt.