Tutti più poveri dopo la perdita di Sabina

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Cosimo

Ceccuti

La recente scomparsa di Sabina Magrini (nella foto), direttrice dell’Archivio di Stato di Firenze, ha suscitato profondo cordoglio, specie per il modo con cui è avvenuta: un’infausta immersione nel tratto di mare prospicente la scogliera di Calafuria, tale da provocare un irreparabile arresto cardiaco. Sabina ha vissuto i suoi 52 anni assecondando la passione per la cultura. Laureata in lettere a Roma aveva intrapreso il suo percorso proprio da Firenze, alla Biblioteca Mediceo Laurenziana. A seguire aveva prestato servizio alla Biblioteca Statale di Trieste, a Parma alla Palatina, quindi quale dirigente alle Gallerie Estensi e al Complesso Monumentale della Pilotta. Segretario generale del Ministero dei Beni Culturali in Emilia Romagna, era approdata alla direzione dell’Archivio di Stato di Firenze appena due anni fa. Il nuovo incarico, che la riportava nella nostra città, ha segnato un autentico rilancio della prestigiosa istituzione, depositaria della storia della nostra Toscana e non solo. Conservazione, valorizzazione, fruizione: sono gli obiettivi fatti propri fin da subito da Sabina impegnatasi per realizzarli con tutta la sua "passione, professionalità e preparazione", come ha riconosciuto il Ministro della Cultura Dario Franceschini. Spetta a lei il merito di avere restituito all’Archivio un laboratorio interno funzionante dopo anni di chiusura, nonché l’elaborazione di una serie di progetti, di cui alcuni in fase di realizzazione: con uno spirito di collaborazione e di apertura estesa alle altre istituzioni, pubbliche o private che fossero. L’Archivio per la direttrice non era un luogo di pura conservazione, un pur prezioso deposito di carte antiche da consultare da parte degli specialisti: era un centro vivo di cultura, aperto a tutti, di cui gli studiosi stessi facevano parte. Firenze ha perso un’autentica animatrice culturale, capace di promuovere e di coinvolgere gli altri, a cominciare dal suo personale, per assicurare migliori servizi e insieme elevare il complessivo livello di qualità. Ecco perché con la scomparsa di Sabina Magrini ci siamo tutti impoveriti dal punto di vista umano e culturale. Resta comunque l’insegnamento che ci ha lasciato, indelebile riferimento per quanti ne raccoglieranno l’eredità.

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