Turandot. Una superba. Cina da favola

Al Teatro del Maggio Fiorentino, la seconda recita della 'Turandot' ha confermato il successo dell'opera pucciniana. La regia di Zhang Yimou e la direzione di Zubin Mehta hanno reso lo spettacolo un trionfo di elementi scenici e costumi sfarzosi, con un cast di canto di notevole rilievo. Grandi applausi e ovazioni hanno salutato l'esibizione.

Stasera (ore 20) al Teatro del Maggio Fiorentino va in scena la seconda recita della ’Turandot’, l’opera pucciniana con la direzione del direttore emerito Zubin Mehta e nello storico allestimento firmato dalla regia di Zhang Yimou. Questa la recensione deldella ’prima’.

Nel centenario della morte di Puccini il Teatro del Maggio ha puntato su Turandot come prima opera dell’86esima edizione del festival. La scelta di utilizzare lo storico allestimento realizzato ventisette anni fa da Zhang Yimou, in questo caso ripreso con cura da Stefania Grazioli, si è dimostrata vincente nel rinnovare il fascino di uno spettacolo contraddistinto da un’angolazione illustrativa più che coraggiosamente interpretativa ma sempre superba nell’evocare una Cina di fiaba e di sogno secondo i modi e i simboli dell’antico teatro cinese in un trionfo di sgargianti elementi scenici e costumi sfarzosi. Sul podio oggi come allora Zubin Mehta ha saputo creare un corrispettivo ideale al cerimoniale fastoso della parte visiva con una lettura dagli spessori monumentali e dai tempi lentissimi, appena incrinata da qualche scollamento fra buca e palcoscenico, potendo contare sulla totale dedizione dei complessi del Maggio e su una compagnia di canto di notevole rilievo. Olga Maslova ha incarnato una sorprendente protagonista dagli acuti spavaldi e lucenti ma capace all’occorrenza anche di inflessioni dolcissime e SeokJong Baek le ha affiancato un Calaf dal materiale vocale altrettanto importante per brunitura timbrica e sicurezza del registro acuto. Valeria Sepe pur con rendimento alterno ha tratteggiato una convincente Liù e Simon Lim un Timur di bella voce ed esemplare misura espressiva, senza dimenticare le ottime caratterizzazioni dei tre Ministri di Lodovico Filippo Ravizza, Lorenzo Martelli, Oronzo D’Urso, dell’Altoum di Carlo Bosi, del Mandarino di Qianming Dou e di tutti i personaggi minori. In un teatro affollatissimo grandi applausi hanno salutato alla passerella finale i cantanti e i danzatori del Nuovo Balletto di Toscana, impegnati nelle coreografie originali riprese da Damiana Pizzuti, ma in particolare un’ovazione travolgente ha accolto l’ingresso sul palco di Zubin Mehta.

Giuseppe Rossi

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