Tramonto al tritolo su una famiglia e uno studente

Luigi

Caroppo

Fece il giro del mondo. Una poesia semplice come sono i sentimenti dei bambini. Autentici, immediati, senza pregiudizi. Nadia Nencioni oggi avrebbe 37 anni, avrebbe una famiglia, figli e un compagno. Probabilmente. Avrebbe il suo armadio di esperienza e il suo cassetto di sogni, ancora da vivere. Non c’è più da 29 anni, da quella notte indimenticabile nel centro storico di Firenze. Accanto alla Grande Bellezza degli Uffizi e all’autorevolezza di Palazzo Vecchio. Nadia morì nell’attentato dei Georgofili con la sorellina Caterina di due mesi, con babbo e mamma.

Pochi giorni prima aveva scritto poche parole e aveva disegnato un sole un po’ malinconico su un foglio del suo quaderno.

Il pomeriggio se ne va Il Tramonto si avvicina un momento stupendo il sole sta andando via (a letto) è già sera tutto è finito.

La famiglia Nencioni non ha più visto quel sole, Firenze inginocchiata per una notte in quel cratere di via Lambertesca ha trovato la forza di rialzarsi e di sfidare a testa alta la Mafia.

Sì, sono passati 29 anni. Ma chi ha Firenze nel cuore non dimentica. Il tritolo. Il boato. La Torre che crolla, la vita si spezza. Il fumo e le macerie. Era il 27 maggio: le 1.04. Firenze si trovò in un battibaleno nel mezzo di una guerra, feroce, iniziata l’anno prima con l’uccisione di Falcone e Borsellino. Fu una strage: morirono Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, lei custode dell’Accademia e lui ispettore dei vigili urbani, morirono le loro figlie Nadia e Caterina, morì lo studente universitario di Sarzana, Dario Capolicchio.

Continuare a ricordare è doveroso. A Firenze non è un gesto ripetitivo. Rintocca la Martinella di Palazzo Vecchio e la città si ferma. Come all’indomani dell’Alluvione di Firenze, mostrò dolore e orgoglio. Non si vergognò di piangere i morti ma gonfiò il petto, pronta alla sfida contro il nemico invisibile e vigliacco. Riempì le piazze, si inchinò davanti alle bare, si mise in fila per aiutare gli Uffizi a rialzarsi. Il coraggio di non fermarsi mai e di lasciar scendere le lacrime ogni volta che arriva quella notte. Era di maggio. Indimenticabile.

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