di Antonio Passanese
La guerra in Ucraina, e l’aumento del costo dei materiali, ha avuto ricadute importanti, in termini economici, anche sulla tramvia di Firenze. E in particolare sulla linea per Bagno a Ripoli e sulla Variante centro storico. Ma se per la 3.2.1 a Tram Spa sono stati già accordati dal governo, in due tranche, 71 milioni di euro in più, facendo lievitare i costi dei cantieri da circa 350 a oltre 400 milioni di euro, per la tratta che collegherà la Fortezza a piazza San Marco ce ne vorranno altri 18 (valutati alla data del 30 giugno 2024) sui 53 di importo contrattuale.
La società che gestisce la tramvia, per conto della Cooperativa Muratori Braccianti di Carpi - che fa parte del raggruppamento temporaneo di imprese che sta eseguendo i lavori per conto di Tram Spa - è dovuta dapprima ricorrere al Tar, che però si è tirato fuori dal contenzioso, per poi attivare il Collegio Consultivo Tecnico (strumento previsto dal Codice deli Appalti). Che entro la fine di settembre deciderà se quei 18 milioni ulteriori, chiesti dall’azienda edile emiliana, siano congrui oppure no.
A quel punto, in base alla decisione dell’organo terzo, si potrà decidere se rivolgersi all’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) per aprire una procedura arbitrale o se sia possibile trovare un accordo con Palazzo Vecchio. Tram Spa e Comune hanno già predisposto e depositato presso il Collegio le rispettive memorie e stanno lavorando alle repliche per mettere nero su bianco le ragioni che hanno portato alla richiesta.
Su questo argomento, il vice presidente del Consiglio comunale, Alessandro Draghi (Fdi), nella prima seduta utile del Salone de’ Dugento presenterà un’interrogazione alla giunta Funaro affinché l’amministrazione riferisca in aula come stiano davvero le cose "e soprattutto per sapere quanto costerà in più ai fiorentini la realizzazione delle due linee della tramvia".
Il contenzioso, come detto, nasce dall’impennata dei prezzi di alcuni prodotti e dell’energia che, in molti casi, hanno visto un incremento fino al 50%. E che, a oggi, non permettono alla Coop di Carpi di portare a termine alcune lavorazioni. Qualche esempio? L’acciaio non riesce a riassorbire l’aumento registrato dopo lo scoppio del conflitto (+208,3%); il prezzo del nichel continua a caratterizzarsi per elevata volatilità (+154,3%); alluminio e rame restano a livelli particolarmente elevati (+106,0% e +71,2%).
Anche per il legname si riscontra un aumento dei prezzi considerevole, del 78%, mentre per il bitume siamo attualmente ad un più 36%. L’aumento del cemento, invece, è stato un po’ più contenuto: non si va di molto oltre un incremento del 14%.
Insomma, un caso clamoroso che potrebbe finire a carte bollate.