
Il reportage in via Veracini tra chiavi, documenti, vestiti e un violino. "La maggior parte viene dimenticato nei mezzi pubblici" .
Un violino, una valigia colma di sex toys, un motore per le barche e addirittura una katana. Poi migliaia di portafogli, tonnellate di chiavi e scatoloni pieni di passaporti. Ognuna delle 21mila cose perdute che affollano l’ufficio oggetti smarriti di via Veracini (gestito da Sas) se potesse parlare racconterebbe una storia. E’ qui che arriva tutto quello che viene perso in città: dalla borsa al monopattino, dalla carrozzina al giubbino, dalla tv agli attrezzi da lavoro. La struttura assomiglia a un magazzino e gli oggetti, fermi sugli scaffali e impilati in base al luogo di ritrovamento, sono immacolati. Non portano i segni del tempo, poco prima erano tra le mani dei proprietari.
E infatti ci sono borse griffate, monopattini tecnologici, pc e smartphone di ultima generazione. Sono lì appoggiati, immobili, pare solo che aspettino di tornare alla propria vita. Entrando nel capannone si viene catturati da una parete piena di chiavi. Sono quelle trovate solo negli ultimi tre mesi e superano le duecento. Sono di case e anche di auto e motorini. Ma il grosso della merce si trova nel salone centrale. Qui ci sono scatole di smartphone e pile di portafogli. E’ pieno di vestiti, a quintali: giubbotti, felpe, cappelli e sciarpe. Sono divisi in sacchi dentro c’è di tutto: lo scialle di una grande marca francese, il foulard del discount, il tailleur da passerella, pantaloni della tuta. E poi il materiale scolastico: cartelline, zaini, attrezzi tecnici. I turisti la fanno da padroni: hanno scordato trolley e bag.
La maggior parte degli oggetti smarriti viene ritrovato nei mezzi di trasporto pubblico (e infatti c’è la fila tramvia e quella autobus per reperirli più facilmente nel caso arrivi il proprietario), alcuni li portano direttamente i cittadini. Spesso i turisti stranieri. E che fine faranno? Resteranno nel magazzino per un anno dopodiché, se non viene trovato il proprietario andranno mandati al macero o regalati. Eppure esiste una postilla al regolamento: se a consegnarli all’Ufficio è stato un privato (il reperitore) dopo 365 giorni (+ 90) può chiederne il possesso.
"Prima veniva distrutto quasi tutto – spiega Stefano Morelli responsabile economico di Sas – Ma oggi grazie a un nuovo bando la merce viene donata alle associazioni del terzo settore. La vendita per loro è una fonte di finanziamento e anche la merce entra in una seconda vita".
Ma si badi bene, il team dell’ufficio non sta fermo ad aspettare la scadenza del deposito, ma si rimbocca le maniche e cerca il proprietario. Come? Approfondendo la storia dell’oggetto, capendo dove è stato ritrovato. Un documento, un numero di telefono, una targhetta, qualunque cosa può essere utile. E i primi a gioire, quando qualcosa torna nelle mani del proprietario, sono proprio i membri dello staff. Lo sa bene Francesco, 54 anni, da oltre 20 tra gli scaffalli: "Qualche settimana fa abbiamo aiutato un chirurgo cileno – dice –. Era a Firenze e aveva perso in tramvia la valigetta con i documenti sanitari, il pc e gli strumenti chirurgici. Quando gliel’abbiamo resa e ha chiamato l’ospedale in sud America, ci siamo accorti di quanto fosse importante per il suo lavoro".