REDAZIONE FIRENZE

Tornano a farsi sentire i partigiani del clima. Ma il Friday for future non è oceanico

Duecento giovani si mobilitano per l’ambiente: "Basta combustibili fossili"

Tornano a farsi sentire i partigiani del clima. Ma il Friday for future non è oceanico

Sono partiti da piazza Dalmazia e sono arrivati alla Fortezza. Protestano per il clima e perchè sta cambiando a causa dell’uomo. Sono gli attivisti del Friday for Future, il ramo italiano dell’ormai celebre movimento creato da Greta Thumberg, che nel pomeriggio hanno pure manifestato con un critical mass in bici. In mattinata sono più di 200 e si rivolgono direttamente al governo, chiedendo lo stop agli investimenti nei combustili fossili, considerati la prima causa del surriscaldamento globale e di conseguenza dei fenomeni meteorologici estremi. Di cui siccità e bombe d’acqua sono solo due esempi. Molti manifestanti sono giovani, in età scolare, hanno il viso truccato e le bandiere, si autodefiniscono la "Resistenza Climatica". "La nostra rabbia è energia rinnovabile", si legge sullo striscione in cima al corteo.: "E’dal 2019 che cerchiamo di far pressione sul tema ambientale.– spiega l’attivista del movimento Chiara Quarzini – Servono soluzioni rapide che già esistono. Manca la volontà politica di adottarle. Basta guardarsi intorno per vedere la siccità che avanza e il termometro che sale costantemente. La transizione ecologica è urgente".

Alla manifestazione, che si è svolta in contemporanea in tutta la Toscana in città come Pisa, Pistoia e Lucca, ci sono anche gli attivisti di Legambiente qualche rappresentante del collettivo di fabbrica dell’ex Gkn. Il corteo ha sfilato lungo via del Terzolle, via di Ponte di Mezzo, via Circondaria, via del Romito fino a piazzale dei Caduti, creando qualche disagio al traffico. La marcia si è conclusa sotto le mura della Fortezza con un’assemblea pubblica per identificare le soluzioni da mettere in atto. Diversi gli interventi, tra cui quello di uno psicologo climatico specializzato nello stress generato dal cambiamento ambientale.

Gabriele Manfrin