Scavalco Tav a Firenze, la commissione denuncia: "Non collaudabile: progetto errato"

Pur nominati in ritardo i tecnici hanno effettuato 18 visite e verbali: "Pesantissime infiltrazioni d’acqua di falda"

Il sopralluogo del presidente Giani al cantiere Tav di Campo di Marte il 5 agosto

Il sopralluogo del presidente Giani al cantiere Tav di Campo di Marte il 5 agosto

Firenze, 22 agosto 2022 - Lo ‘scavalco’ ferroviario di Rifredi, un’opera fondamentale per rimuovere l’interferenza storica tra convogli regionali e treni veloci, è da undici anni un colabrodo. Nella galleria artificiale, scavata a cielo aperto, e poi blindata da Nodavia, filtra da sempre acqua in abbondanza. I lavori, cominciati nel 2009, erano stati completati nel 2011.

Ma l’opera non ha mai ricevuto il collaudo tecnico amministrativo. Rete ferroviaria italiana spiega che il collaudo arriverà assieme a "quello complessivo dell’intera opera" e che, a suo tempo, "le opere già realizzate" erano "state sottoposte positivamente alle verifiche di legge".

Chiamata in causa da La Nazione, la commisisone di collaudo in corso d’opera, fa sapere per voce del suo presidente, al tempo dei lavori, l’ingegnere Francesco Montanari, che la nomina "non avvenne entro i tre mesi dalla consegna dei lavori ma con anni di ritardo, quando i lavori del Lotto 1 erano già ultimati e la progettazione conclusa ed approvata da Rfi".

Dunque, a causa del ritardo, la "commissione non ha potuto eseguire i dovuti controlli in corso d’opera né alle opere del Lotto 1 – fra queste lo scavalco, spiega Montanari – né allo sviluppo della progettazione".

Perché questo ritardo? "Non lo so – dice il presidente della commissione – Le do la stessa risposta fornita al procuratore aggiunto Luca Turco quando, agli inizi del 2015, mi convocò come persona informata dei fatti".

La commissione, nominata da Rfi, è l’organo di garanzia, indipendente anche dal committente Rfi: ai suoi componenti la Cassazione riconosce il ruolo di pubblico ufficiale con tutti gli obblighi, i doveri e la responsabilità che ciò comporta, trasparenza inclusa.

Cos’ha rilevato la commissione? "Dopo la nomina da parte di Rfi, ha eseguito 18 visite in corso d’opera – racconta Montanari – Le prime furono dedicate proprio alle complesse opere del Lotto 1, in superficie già in esercizio da oltre un decennio senza aver avuto collaudo tecnico amministrativo".

"Da quelle visite emerse immediatamente la situazione preoccupante dello scavalco di Rifredi, con pesanti infiltrazioni d’acqua di falda", spiega il presidente Montanari. "Si tratta di un’ opera realizzata in falda, eseguita in assicurazione di qualità a cielo aperto, che doveva essere perfettamente impermeabilizzata e a tenuta stagna".

Dunque che cos’è accaduto, perché la galleria dello ‘scavalco’ si allaga da sempre? "Dall’esame dei progetti costruttivi la commissione constatò che la guaina di impermeabilizzazione lasciava scoperto il punto d’attacco fra l’intradosso del solaio di copertura della galleria artificiale e il piedritto d’appoggio, consentendo l’infiltrazione dell’acqua quando il livello della falda lo superava. Questa situazione è stata poi sistematicamente ripresa in tutti i successivi verbali di visita", spiega l’ingegnere.

Non si è mai corsi ai ripari, visto che sopra lo scavalco, i treni transitano da undici anni? "Nodavia tentò di risolvere la situazione con iniezioni di cemento, intervenendo sugli effetti anziché sulle cause, senza ottenere miglioramenti significativi e stabili. Nel verbale di accertamento, redatto dalla commissione successivamente alla risoluzione consensuale della convenzione Rfi-Nodavia, la commissione ha dichiarato lo scavalco, nelle condizioni attuali, non collaudabile e che i correttivi devono intervenire sulle cause e non sugli effetti, diversamente si cronicizza una situazione inaccettabile, specie in un’opera destinata al transito dei treni dell’alta velocità".

Poi la commissione è stata estromessa in anticipo rispetto ai tempi di scadenza "con un provvedimento irrituale e che considero grave, che ne ha interrotto l’attività di supervisione senza aver potuto concludere, neppure parzialmente, il proprio incarico di collaudo".

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