REDAZIONE FIRENZE

Strage dei Georgofili, indagato l’estremista nero Paolo Bellini

A poco più di trent'anni dalla bomba che uccise cinque persone in centro a Firenze, la procura fiorentina accusa l’ex primula nera di aver “suggerito” - in concorso con altri - a Cosa Nostra l'idea di attaccare i monumenti

La strage dei Georgofili

Firenze, 30 giugno 2023 –  Paolo Bellini, estremista nero di Avanguardia Nazionale, è indagato per la strage di via dei Georgofili. A poco più di trent'anni dalla bomba che uccise cinque persone in centro a Firenze, la procura fiorentina accusa l’ex primula nera di aver “suggerito” - in concorso con altri - a Cosa Nostra l'idea di attaccare i monumenti.

Bellini – che si trovava ai domiciliari per i delitti di mafia del ‘92 – è stato arrestato (e ora si trova nel carcere di Spoleto) perché, secondo gli inquirenti, avrebbe pianificato una serie di vendette e ritorsioni nei confronti dell'ex moglie, Maurizia Bonini, colpevole di aver testimoniato contro di lui nel processo di primo grado che aveva portato alla sua condanna all'ergastolo. Nel mirino di Bellini, sempre secondo l'accusa formulata dagli investigatori bolognesi, sarebbe finito anche il figlio del presidente del collegio di giudici che lo avevano emesso il verdetto.

Bellini era stato condannato all'ergastolo un anno fa dalla Corte d'Assise di Bologna, in quanto ritenuto tra gli esecutori, assieme ad altri ex terroristi del Nuclei Armati Rivoluzionari già condannati, dell'attentato alla stazione che provocò la morte di 85 persone e il ferimento di 200 nella strage di Bologna del 2 agosto 1980.

Ma voleva colpire anche il figlio del giudice Francesco Caruso, che gli aveva rifilato l’ergastolo. A seguito dell’arresto, e grazie alle intercettazioni che le Dda di Firenze e Caltanissetta hanno trasmesso ai magistrati bolognesi, è emerso che Bellini è sotto indagine per la strage di Capaci del 1992, e per quelle di Firenze, Milano e Roma del 1993.

Bellini è indagato come “concorrente morale” nella morte di Giovanni Falcone. Perché avrebbe in qualche modo “suggerito” a Cosa Nostra la strategia delle stragi.

Avrebbe parlato con il boss Antonino Gioè e, successivamente, con Giovanni Brusca, Totò Riina e Leoluca Bagarella. Bellini avrebbe negato qualsiasi coinvolgimento.