ROSSELLA CONTE
Cronaca

Storie di donne che si sono salvate. Rachele e il principe che era un orco: "Per anni ho taciuto sulle botte"

La donna oggi insegna ai ragazzi cosa sia la violenza. "Pensavo di essere io quella sbagliata". E c’è chi manifesta per l’amica che ha tentato il suicidio dopo gli abusi. Tante famiglie in piazza .

Storie di donne che si sono salvate. Rachele e il principe che era un orco: "Per anni ho taciuto sulle botte"

Ha un sorriso contagioso Rachele Ignesti che tiene in mano un cartello: "Il mio principe azzurro era un orco". Da sedici anni fa il clown in corsia nell’Ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri, a Bagno a Ripoli e ha partecipato a diverse missioni umanitarie all’estero vestendo i panni di clown sociale. Eppure, dietro a quel sorriso, si agitano ombre, di quelle difficili da allontanare. Da giovanissima ha subito una violenza da parte di un ex fidanzato. Oggi Rachele insegna ai ragazzi nelle scuole cosa sia la violenza. "Per anni sono rimasta nel silenzio, non ho denunciato perché mi sentivo io quella sbagliata – racconta – poi ad agosto del 2020 ho partecipato al Festival della Bugia, classificandomi al terzo posto. Quell’anno era stato istituito il tema ’Le favole’, quindi decisi di buttarne giù una sotto forma di dialogo, che poi rappresentai sul palco insieme a mia figlia. Nel dialogo le parlavo di un principe azzurro più bello di me, che cantava meglio e che sapeva fare tutto, mentre io non ero mai all’altezza. Alla fine la bambina mi chiedeva ’Ma il tuo principe ti ama?’ e per risposta le facevo vedere dei lividi però poi le dicevo una bugia, cioè che quei segni me li ero procurati da me".

Rachele descriveva un principe quando, invece, stava parlando di un orco. "Non ho vinto - riprende -, sono arrivata terza, ma nessuno sapeva che dietro la mia bugia c’era una storia personale". Quel dialogo sul palco con sua figlia è diventato un libro, un racconto illustrato che si intitola "Il mio nuovo principe azzurro" e sarà presentato oggi alle 16 al Conventino.

In piazza anche tante famiglie. Gianmario Cirigliano e Priscilla sono con le loro bambine, quattro occhioni traboccanti di fantasia che si nascondono dietro due cartelli: "Quando sarò grande le donne verranno solo amate" e "Sono una bambina non voglio aver paura dell’uomo, voglio crescere con lui". "Io e mia figlia siamo state vittime di violenza fisica, verbale e psicologica", racconta Priscilla. Cinque anni di silenzio poi la decisione di rivolgersi a un centro antiviolenza, ad Artemisia. "Abbiamo iniziato insieme un percorso e nel 2020 siamo riuscite ad uscirne anche se fa ancora tanto male" aggiunge Priscilla che oggi è riuscita a ricostruire una nuova vita "accanto a un uomo che riesce a tirare fuori solo il meglio di me".

Ilaria Capodaglio con lo sguardo al cielo sventola uno striscione giallo: "Voglio essere libera non coraggiosa". Il pensiero va alla sua amica che vittima di una violenza sessuale da parte del padre ha tentato il suicidio. "Lei era una bambina e l’uomo che l’ha messa al mondo ha abusato di lei – dice con le lacrime agli occhi -. Ha cercato di togliersi la vita lanciandosi dal balcone ma non è morta. Oggi lei ha bisogno dell’aiuto di tutti noi, nessuno va lasciato solo".

Sotto Palazzo Vecchio c’è anche Ghissu Massoumnia, storica commerciante di San Lorenzo, che fa parte di Donna, vita, libertà, movimento di protesta nato dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza curdo-iraniana arrestata e picchiata dalla cosiddetta polizia morale per aver indossato l’hijab nel modo "sbagliato". Sul suo striscione si legge: "Siamo donne, abbiamo i nostri sogni. Non siamo oggetti". "In Iran l’uccisione di Mahsa Amini è stata la scintilla per la rivolta del nostro popolo, mi auguro che la morte di Giulia sia la scintilla per combattere e sconfiggere la violenza sulle donne".