Perse il figlio in un incidente. "Lorenzo non morì invano. Ora più sicurezza sulle strade"

Stefano Guarnieri perse il figlio diciassettenne in un incidente dieci anni fa. "Vittime in calo dopo la legge sull’omicidio stradale, ma la battaglia continua"

Lorenzo Guarnieri

Lorenzo Guarnieri

Firenze, 2 giugno 2020 - Una notte incancellabile dalla memoria di tutti: dieci anni fa, tra il 1 e il 2 giugno, un ragazzo di 17 anni, Lorenzo Guarnieri, fiorentino venne ucciso da un motorino guidato da un uomo sotto effetto di alcool e stupefacenti. Da allora grazie al coraggio della famiglie di Lorenzo, i genitori Stefania e Stefano (nella foto) con Valentina, è nata una grande battaglia per una maggiore attenzione ai temi della violenza stradale, culminata con la nuova legge sull’omicidio stradale redatta col governo Renzi. “Quella legge è stato un risultato importante. Ma, 10 anni dopo, sono consapevole che per la famiglia Guarnieri ricordare quel giorno significa rinnovare un ergastolo del dolore. Anche per questo, condivido con tutti il grazie a quella famiglia e a tutti quelli che, colpiti da un dolore, cercano di coltivare la speranza, lavorando con gli altri e per gli altri. Anche questa, per me, è una forma di eroismo quotidiano” aggiunge Renzi.

Stefania e Stefano Guarnieri (New Press Photo)
Stefania e Stefano Guarnieri (New Press Photo)

Stefano Guarnieri, nel giorno dei dieci anni della scomparsa di suo figlio Lorenzo, le strade toscane sono insanguinate da tre morti. C’è da fare ancora qualcosa in più, oltre la legge sull’omicidio stradale? "L’omicidio stradale è stato un passaggio importante per dare dignità alle vittime, che fosse riconosciuto un reato e non un incidente, permette alle vittime di essere riconosciute come vittime di reato. Ma c’è ancora tantissimo da fare in ambito di sicurezza stradale, perché i comportamenti alla guida possono uccidere, com’è successo dieci anni fa a Lorenzo e tantissimi altri ragazzi. Bisogna dire che a Firenze c’è stato un netto miglioramento. Nel 2010, l’anno in cui è avvenuto l’omicidio stradale di mio figlio, i morti furono 23. Nel 2019 sono stati 7. Molto è stato fatto anche grazie alle associazioni che hanno lavorato assieme a noi, influenzando l’amministrazione su strutture, controlli e comunicazione". Per la battaglia che lei ha condotto ha incontrato tanti ragazzi. Ripetiamo loro qualche raccomandazione? "In realtà, si pensa che i giovani siano il problema, ma loro sono la soluzione. Basta pensare che la maggior parte degli incidenti vedono coinvolte persone che hanno più di 35 anni. Andare sulla strada è la cosa più pericoosa che ognuno di noi fa, ogni giorno, per questo bisogna porre estrema attenzione a noi e gli altri. Proteggersi sempre, con le cinture davanti e dietro, guidare sia in macchina che in moto in condizioni ottimali, senza aver assunto droga e non aver beuuto. Alla guida ci vogliono responsabilità e rispetto. Bisogna essere responsabili anche per gli altri. Dobbiamo ricordarci che ogni anno nel mondo muoiono un milione e 300mila persone. E’ una vera e propria epidemia, ma il vaccino c’è: sono i nostri comportamenti che spesso non adottiamo". Come se lo immagina Lorenzo? "Oggi avrebbe 28 anni. Me lo immagino con il ricordo degli amici, il suo sorriso, la sua voglia di stare con gli altri, il rispetto che aveva per tutti. Vorrei che tutti lo ricordassero così. Indubbiamente quella di oggi è per noi una giornata di dolore, ma per l’associazione vuole essere anche un giorno pieno di sorrisi, perché il nostro motto è ’valore alla vita’. Con un bel sorriso. Oggi alle 19 ricorderemo Lorenzo con una celebrazione al campo dei salesiani, una cerimonia all’aperto, distanziandosi". © RIPRODUZIONE RISERVATA

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