"Devi vestirti come dico io". Stalking, fidanzato a processo. Non vuole che veda le amiche

Lui operaio, 24 anni, straniero venuto in Italia da piccolo con la famiglia d’origine, era intollerante. Chiesto il rinvio a giudizio: ma prima farà un percorso di recupero in un centro per uomini maltrattanti

Tribunale (foto repertorio)

Tribunale (foto repertorio)

Firenze, 24 novembre 2022 - Giovane figlio di una cultura ancestrale, ipertradizionalista ediscriminatoria che vuole le donne sottomesse al maschio padre-padrone, impediva alla fidanzatina italiana di respirare, di vivere, per una gelosia malintesa. Soprattutto malgovernata. Voleva che non uscisse con le amiche. Pretendeva che lei, barista, 21 anni a gennaio, non vestisse come avrebbe voluto. Che smettesse di lavorare. Lui, 24enne operaio, in Italia con la famiglia d’origine da quando era piccolo, era fermamente deciso ad imporle il "credo" delle sue origini. Nel suo Paese d’origine sono stati compiuti grandi passi nel campo dei diritti delle donne anche se non definitivi e nonostante lo Stato non sia fortemente repressivo. Lui è vittima a sua volta di retaggi ancestrali. Segue la ragazza. La bracca. La minaccia: "Stasera finisce male"; "stai attenta a quello che fai". "Film" già visto, meno a queste latitudini (da alcuni anni) e però ricorrente più di quanto non si creda. Con conseguenze drammatiche, se non tragiche.

Non sono "solo" i divieti, le prevaricazioni, i soprusi. C’è pure la violenza fisica. Una volta il fidanzato intollerante la "batte" a un braccio e in faccia: 10 giorni di prognosi. La ragazza è ormai entrata in un cono d’ombra, uno stato di ansia permanente. Così giovane, intimorita. Così succube.

La salva una donna: la signora sconosciuta che il 15 giugno, metà pomeriggio, vede la coppia in macchina ferma in macchina a litigare in viale Talenti/viale Etruria. Realizza subito, quella donna. E telefona al 112 nue. Santa donna. L’intervento degli agenti di una volante riporta alla luce una brutta storia che – se provata a livello processuale – è eufemistico definire inaccettabile.

Arriva la polizia e lui reagisce in modo scomposto. Sentito il pm, Christine Von Borries, gli agenti arrestano il giovane per resistenza a pubblico ufficiale. La realtà è ben superiore e peggiore. Lei, come liberata – anzi: senza come – racconta ai poliziotti tutto ciò che ha subìto da quanto conosce il ragazzo. Vessazioni a parte, teme per la propria incolumità. Ci sono tutti gli estremi per avviare un procedimento per atti persecutori, aggravato dalla relazione sentimentale. Si arriva alla richiesta di rinvio a giudizio del 24enne davanti al giudice Giampaolo Boninsegna, pm Fedele La Terza. Il difensore, avvocato Samuel Stampigli chiede un rinvio dell’udienza per dar modo al giovane di intraprendere un percorso di recupero in un centro di ascolto per uomini maltrattanti. Il giudice decide di accogliere l’istanza e rinvia al 17 maggio l’udienza in cui l’imputato sarà giudicato, con rito abbreviato.

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