
Snapchat, l’anti fake news. Spiegel, creatore dell’app: "Le foto spariscono subito come nella vita vera"
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"Le foto che spariscono dopo un giorno? Così i messaggi somigliano di più alle conversazioni di persona, come nella vita vera". Evan Spiegel, imprenditore statunitense, co-fondatore e ceo dell’applicazione di messaggistica istantanea Snapchat la cui caratteristica principale è appunto quella di consentire agli utenti della propria rete di inviare messaggi effimeri.
Filtri colorati, un’icona inconfondibile e immagini che durano appena 24 ore online: non è Instagram, né Facebook, che dalla piattaforma nata nel 2011, circa 400 milioni utenti attivi ad oggi, hanno preso spunto per le loro stories.
Il papà di Snapchat è stato ospite, a Firenze, di Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, per l’inaugurazione dell’edizione 20232024 del progetto di media literacy “Il Quotidiano in Classe” a cui partecipano 18 testate giornalistiche e che coinvolge scuole di tutta Italia in "un’iniziativa di educazione civica, che vuole aprire gli occhi dei giovani sul mondo, cercando di appassionarli ai fatti che succedono intorno a noi, di alimentare la curiosità e la loro sete di sapere e di sviluppare il loro pensiero critico".
Andrea Ceccherini si rivolge ai 400 studenti arrivati da tutta Italia: "Per noi è importante che oggi Evan Spiegel sia qui perché Snapchat è una delle poche piattaforme che limita le fake news, che è uno degli obiettivi a cui puntiamo anche noi come Osservatorio Permanente".
Ha moderato l’incontro il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, che ha intervistato Spiegel prima di lasciare spazio alle domande dei ragazzi e ragazze. Partendo proprio dal ricordare l’idea che è alla base dell’app, ormai popolarissima tra i giovani americani in particolare ma diffusa anche in Europa.
Lanciata quando Spiegel era all’Università di Stanford, in realtà è nata... da un fallimento. "Con il mio collega volevamo sviluppare un software per aiutare gli studenti, ma nessuno lo ha scaricato. Allora abbiamo deciso di lavorare su qualcosa di utilizzabile da più persone, da qui è nata l’idea delle foto che spariscono".
L’imprenditore è consapevole che "quando la condivisione è fatta tra amici le fake e i fatti più negativi circolano maggiormente. Oggi noi abbiamo un programma di moderazione dei contenuti per scongiurare questo rischio".
E dell’Intelligenza artificiale cosa pensa? "Sono ottimista, è uno strumento potente ma limitato, siamo agli albori – è la risposta – . Piuttosto preoccupiamoci per i danni attuali, l’importante è gestire i rischi". Tra il giovanissimo pubblico non sono molti ad averla sui loro smartphone, ma l’interesse per gli sviluppi futuri (come i visori per la realtà virtuale da utilizzare in classe) c’è.
"La conoscevo ma uso più Instagram. Snapchat però si distingue per le foto effimere per gli sviluppi con l’Intelligenza artificiale che potrebbero interessare la massa", dice Alessandro Rovato, dell’Istituto comprensivo Capirola in provincia di Brescia. "Mi affasciana il percorso che l’ha portata a diventare un’ app globale", aggiunge il compagno, Simone Treccani.
Giulia Spiga, dall’Istituto salvo d’Aquisto di Bracciano aggiunge: "L’ho scaricata per i filtri", mentre Paolo Ceccarini, della stessa scuola, ritiene "molto interessante l’idea di portare Snapchat in classe con la realtà virtuale".
"Non l’ho mai avuta – spiega Anna Spinelli, a Firenze con i compagni dell’Istituto tecnico economico Scaruffi Levi Tricolore di Reggio Emilia – uso WhatsApp, ma gli sviluppi futuri sembrano interessanti". Sofia Roncadi la utilizza da più di un anno, "la trovo molto utile, anche se penso che andrebbe cambiato il principio per cui la foto scompare dopo 24 ore, ma va detto che chi ne fa lo screenshot poi la può condividere quanto vuole".