FABRIZIO MORVIDUCCI
Cronaca

Settimo, tesori recuperati. L’abbazia cistercense una Pompei del medioevo

Gli scavi nell’antico monastero alle porte di Firenze portano alla luce capolavori. I preziosi e inaspettati reperti rinvenuti dagli archeologi della Soprintendenza.

Settimo, tesori recuperati. L’abbazia cistercense una Pompei del medioevo

L’antica abbazia di Settimo alle porte di Firenze restituisce i suoi tesori. L’antico monastero cistercense è al centro di un imponente lavoro di restauro dopo l’acquisto da parte dell’imprenditore Paolo Nocentini (Savino del Bene) della parte privata dell’abbazia, salvandola dal degrado, finanziando restauri e scavi e riunendola alla chiesa abbaziale guidata dal parroco don Carlo Maurizi.

L’ultima scoperta è emersa durante il recupero della sala capitolare, lo spazio dove i monaci prendevano le decisioni più importanti sulla vita e sull’economia della comunità religiosa. Scavando i vari strati di sedimento, è emerso il sepolcro degli abati. La scoperta, confermata anche dal ritrovamento dei frammenti della lapide marmorea con l’iscrizione latina e il logo abbaziale, ha un’enorme importanza storica e antropologica: all’interno gli archeologi hanno trovato i resti di una ventina di corpi, che testimoniano almeno tre secoli di vita monacale nell’abbazia. Gli archeologi della Soprintendenza di Firenze stanno lavorando con attenzione in quest’area che è una vera e propria Pompei del medioevo. Ci sono aree ancora coperte da sedimenti alluvionali che risalgono al 1300; quel fango ancora umido nasconde oggetti, segreti, e preziosi che fanno di questo sito uno dei punti di maggiore interesse storico e culturale a livello nazionale.

"Un impegno importante – ha detto la soprintendente Antonella Ranaldi – che ha richiesto lavoro e sforzo da parte del gruppo dei funzionari che sono impegnati sul sito. Ma il valore del bene è sicuramente altissimo. Questa abbazia ebbe grande significato per queste terre e per la città di Firenze. La sua ricchezza derivava dall’Arno, visto il porto fluviale che i monaci gestivano, ma anche dalle terre e dai mattoni prodotti nella fornace accanto all’abbazia. Mattoni particolari; sappiamo con certezza che furono usati anche per costruire la cupola del Brunelleschi".

Oltre alla tomba degli abati, setacciando i sedimenti, sono usciti altri reperti incredibili. Ora si pone il problema di come preservare questo bene anche all’esterno. "L’intero territorio intorno alla badia – ha detto ancora Ranaldi – dovrà essere salvaguardato. Non possiamo più permetterci l’edificazione che purtroppo c’è stata. L’impegno della Soprintendenza sarà seguire e accompagnare i lavori intraprendendo azioni di tutela di salvaguardia del territorio circostante. C’è poi anche un altro aspetto non banale, che per noi ha significato: ogni pezzo che viene dall’abbazia deve rimanere qui a documentare la sua storia, che adesso racconta anche un imporante lavoro di recupero e restauro".

"I segni hanno un valore – ha detto don Carlo Maurizi – e nel giovedì santo gli archeologi al lavoro nella sala capitolare hanno trovato anche una testa di Cristo in terracotta che era stata usata per il consolidamento del pavimento, insieme ad altri reperti danneggiati come dei pezzi di robbiana". Oltre alla testa di terracotta, ritrovata anche una medaglietta commemorativa del primo giubileo del 1300. Un oggetto rarissimo, prima d’ora ce n’erano solo cinque nel mondo; il sesto è quello della Badia di Settimo.