REDAZIONE FIRENZE

Se spunta un tesoro. Dal report alla foto . L’iter di cura dei reperti

La cooperativa Archeologia, ’sentinella’ dal 2006

La cooperativa Archeologia, ’sentinella’ dal 2006

La cooperativa Archeologia, ’sentinella’ dal 2006

Sorveglianza e indagini. La Cooperativa Archeologia ha dal 1981 le sue ‘sentinelle della cultura’. Che dal 2006 sono giornalmente impiegate sui cantieri delle tranvie. Prima la T1 Scandicci-Careggi, poi la T2 per l’aeroporto, e, in successione, Vacs e T3 per Bagno a Ripoli. Il servizio svolto dai professionisti è quello della sorveglianza archeologica e delle indagini "stratigrafiche" man mano che le ruspe delle ditte impiegate dalla stazione appaltante (Palazzo Vecchio) lavorano il terreno con ruspe e scavatrici.

Questo perché il sottosuolo nasconde gemme di inestimabile valore delle vecchie mura fiorentine all’opera di risanamento di metà ‘800 dell’architetto Poggi. Una coop come prolungamento naturale della Soprintendenza delle Belle Arti, che designa le aree da controllare in ottica di una ‘restituzione’ dal sottosuolo di manufatti e strutture antiche. Questa è la ratio che giustifica la sorveglianza degli scavi meccanici nella fase esecutiva di realizzazione delle linee tranviarie. Un cantiere nel cantiere, insomma, parallelo alla cura del ferro, formato da personale qualificato in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro che coesiste perfettamente con gli altri attori protagonisti dell’infrastruttura: Comune ditta esecutrice e Soprintendenza.

Una sinergia talmente oliata da "non provocare nessun rallentamento" dei lavori, assicurano dalla cooperativa. Giusto per confutare la narrazione pop dell’archeologo paludato che antepone i tempi lunghi della conoscenza in barba all’ammodernamento infrastrutturale. Ma che succede, in concreto, in caso di ritrovamenti di "lacerti" (frammenti, porzioni di manufatti antichi) lungo un cantiere? Per prima cosa parte un’allerta generalizzata: alla Soprintendenza, alla stazione appaltante e alla ditta esecutrice dei lavori. A cui segue da parte del team di archeologi un’informativa verbale, tradotta a stretto giro in un "report scientifico" con tanto di foto e descrizione del lacerto, inviato alle parti interessate. Se il ritrovamento necessita di un’operazione al netto delle lavorazioni in cantiere, nel giro di 48 ore al massimo l’ufficio della Soprintendenza rilascia un parere vincolato a tutelare il reperto. Che può, quando removibile, essere estratto, conservato, catalogato e "musealizzato" nei magazzini di Palazzo Pitti. Altrimenti - come nel caso di una struttura muraria - ricoperto con specifici geotessuti per garantirne la conservazione, poiché il "fatto conoscitivo" è di per sé sufficiente.

Fra. Ing.