SANDRO ROGARI
Cronaca

Se i quarantenni sono chiamati ancora ragazzi

A Firenze e in Toscana la crisi demografica è iniziata prima che altrove. Si diceva ancora, nell’ultimo quarto del Novecento, che Firenze stava diventando la città dei figli unici. Ora anche questi unici vanno cercati ed è una gioia quando ci sono. Non sono più scontati, neppure loro. Così le previsioni sono le più funeste e vanno verso l’estinzione dei fiorentini. Speriamo che non si avverino e confidiamo soprattutto nel fatto che le capacità previsionali della demografia sono limitate, almeno nel lungo periodo. Fare un figlio e soprattutto farne due e più è il riflesso di tanti fattori. Contano le condizioni economiche e le tutele che lo stato conferisce alle madri, ma conta ancor più la cultura, il senso del tempo. Tutti noi abbiamo oggi una percezione del tempo individuale e collettivo assai più lunga di quella delle passate generazioni. Se giovani siamo convinti che la giovinezza si prolunghi all’infinito. Se anziani ci culliamo nella convinzione che la vecchiaia segni traguardi d’età un tempo rari e inconsueti. Questo ci fa posporre tutto nel tempo. Chiamiamo ragazzi i quarantenni o quasi, ma quando ci si avvicina a questa soglia la biologia continua a dire che fare un figlio diventa sempre più difficile. Soprattutto diventa obbligato il figlio unico. Firenze purtroppo non è un’isola. Ma qui questa tendenza è più accentuata e preoccupante per il futuro della città. Si aggira nei nostri incubi notturni lo spettro di una città museo a cielo aperto popolata da residenti anziani. I quali però non stanno in centro, se non sempre in minore numero, ma sono gradualmente espulsi verso la periferia della città. Perché l’agibilità del centro è scarsa anche per un giovane, figurarsi per un anziano. Perché pesa la convenienza a vendere gli immobili convertibili in affitti brevi per incassare una liquidità utile a fronteggiare la vecchiaia. E perché lo snaturamento del centro cancella i suoi tradizionali luoghi di ritrovo, identitari. Allora l’anziano cerca di avvicinarsi ai figli e ai nipoti. Se i luoghi antichi non dicono più niente al cuore, si cerca il calore degli affetti, nel ricordo struggente di una Firenze che è svanita.