Monta la polemica per la scultura in piazza della Signoria. Sgarbi: "Peggio di Spelacchio"

L'abete di Penone fa discutere. Vittorio Sgarbi attacca: "E’ più brutto dell’albero della Raggi a Roma"

L'albero in piazza (foto Giuseppe Cabras/New Press Photo)

L'albero in piazza (foto Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Firenze, 28 marzo 2021 - "Più brutto dello ’Spelacchio’ della Raggi a Roma. Nardella ha voluto batterla, con un albero in piazza Signoria che si potrebbe chiamare ’Rinsecchito’ e che proprio non si può guardare". Vittorio Sgarbi è più sagace dei fiorentini, che da giovedì scorso ne hanno dette di tutte i colori sull’installazione dell’artista Giuseppe Penone, collocata davanti a Palazzo Vecchio. E dire che l’evento nasce come omaggio al Sommo Poeta per il 700° anniversario dalla morte, con l’opera inaugurata proprio in occasione del Dantedì.

La scultura, un enorme abete alto 22 metri, è stata esposta a curata degli Uffizi in co-promozione con il Comune, ed è un’anticipazione della mostra che le Gallerie ospiteranno dal 1 giugno in Boboli. Anticipazione di cui, a sentir quello che passa sui social, i fiorentini avrebbero fatto volentieri a meno. Perché? Perché l’albero risulta tristarello nella sua essenzialità metallica e poco richiama il Paradiso di Dante a cui allude invece l’artista.

"Non voglio mettere in dubbio il valore di Giuseppe Penone o discutere della sua poetica, dico solo che non è questo il mondo di celebrare Dante - attacca Sgarbi –. E’ una forma autoreferenziale che dimostra una totale mancanza di rispetto per i fiorentini, per piazza della Signoria e persino per Dante. Con questo legno grezzo, sembra una specie di Geppetto mancato con un Pinocchio morto, senz’anima".

In realtà il riferimento di Penone, esponente dell’Arte Povera, non è tanto a Collodi quanto all’Alighieri e al Paradiso, spiegando che "’Abete’ in piazza della Signoria indica lo sviluppo del pensiero che è simile alla spirale di crescita del vegetale". Ma anche su questo il Vittorio nazionale ha da ridire: "Più che al Paradiso il richiamo giusto è al XIII° dell’Inferno con ’Non fronda verde, ma di color fosco; non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti; non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco’ - rincara la dose Sgarbi -. L’Arte Povera di Penone e di altri, tra cui Pistoletto, ha il suo significato ma non la puoi mettere lì così e dire che fai un omaggio a Dante. Mi dispiace che uno intelligente come Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, abbia avuto questa mancanza di rispetto per i fiorentini. Spero che abbia capito che il popolo non perdona".

Per la verità Eike Schmidt un po’ se l’aspettava, visto che già al taglio del nastro di quest’albero della discordia aveva messo le mani avanti e aveva detto: "L’arte contemporanea in piazza della Signoria ha conosciuto dibattiti anche accesi, fin dai tempi del David di Michelangelo e dell’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli: questo è sempre stato un segno della vivacità dei fiorentini, che ora potranno meditare, e perché no, polemizzare, sui molti significati dell’installazione di Penone. Rimane comunque il fatto che questo ’albero dantesco’ che nell’intenzione dell’artista si rifà ai versi dell’Alighieri, mescola un’idea astratta della natura, non a caso in metallo, alla concretezza tutta petrosa del centro di Firenze".

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