
Marco Semplici e Federico Ignesti
"Dal Mugello un esempio per tutti". Lo dice il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani a proposito del libro ’L’improbabile unione. La fusione dei Comuni di Scarperia e San Piero a Sieve raccontata dai protagonisti’. Un libro che viene presentato oggi pomeriggio alle 17 nella sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati in piazza Duomo a Firenze.
Un testo che si è deciso di pubblicare – per le edizioni della Giunta regionale toscana – in occasione del decennale della fusione dei due comuni mugellani, Scarperia e San Piero a Sieve. Una fusione che in Mugello è stata la prima e l’unica. E il libro potrebbe rilanciare il tema delle fusioni in Mugello e nell’area fiorentina.
A mettere nero su bianco tutta la vicenda, politica e amministrativa, ma anche i propri ricordi personali sono l’ex-sindaco di San Piero a Sieve, Marco Semplici e il sindaco prima di Scarperia ora di Scarperia e San Piero, Federico Ignesti. Con il coordinamento dalla giornalista Elisabetta Boni, ex-dipendente del Comune.
Ignesti ogni volta che può rivendica con orgoglio questa decisione di fondere i due comuni che ha portato molti frutti positivi, creando quello che ad oggi è il secondo comune più grande del Mugello, dopo Borgo San Lorenzo, e quello più ricco, grazie ai contributi e agli incentivi derivanti dalla fusione, contributi che hanno consentito di avviare e completare numerose opere pubbliche.
Il dato è sottolineato dallo stesso presidente Giani che insieme ai tre autori oggi presenterà il libro.
"San Piero e Scarperia – spiega il governatore – ci hanno dimostrato che il coraggio di queste scelte poi ripaga in termini di risorse liberate per servizi e opere pubbliche, ma anche di un nuovo spirito di comunità. E non mi sembra un caso che prima ancora di un solo comune ci sia stata una scuola comune, protagonista non solo prima, ma anche dopo".
"Di sicuro – dice Marco Semplici – con questo libro non vogliamo convincere nessuno della giustezza della nostra scelta: per quello ci sono e ci saranno le cose realizzate e quelle non compiute, e la storia ci giudicherà. Resta il fatto che allora, forse, siamo riusciti a guardare lontano, a credere nei sogni e in uno stesso progetto".
Paolo Guidotti