Indagato per violenza sessuale, lo sfogo del prete: "Volevo solo aiutarla"

Firenzuola, don Emanuele è barricato in canonica. La solidarietà dei fedeli

Carabinieri in una foto di repertorio

Carabinieri in una foto di repertorio

Firenze, 23 agosto 2019 - E’ barricato in sagrestia, don Emanuele Dondoli. Non ha risposto a nessuno per tutto il giorno, se non ai suoi fedeli che gli hanno espresso «vicinanza e solidarietà» dopo la notizia dell’indagine che lo travolge e che ha travolto anche il borgo di Pietramala, nell’Alto Mugello. E ha cercato conforto nel suo legale, l’avvocato Francesco Stefani.

Dal 14 agosto, giorno in cui gli è stato recapitato l’avviso di conclusione delle indagini, il difensore del prete indagato per violenza sessuale su una ragazza di 19 anni con disturbi, sta studiando la strategia da seguire: la prima contromossa alle accuse del pm Benedetta Foti sarà quella di confutare la consulenza psichiatrica, firmata dallo psichiatra Rolando Paterniti, che attesta «l’incapacità» della ragazza di esprimere il suo dissenso, che è poi l’architrave del castello accusatorio che grava sul religioso, dovuta all’«inferiorità psichica».

"Don Emanuele respinge le accuse - ribatte Stefani - Stiamo valutando se fare un interrogatorio. Sicuramente il parroco vuole dare delle spiegazioni sul punto. Don Emanuele dice di aver soltanto cercato di aiutare questa ragazza, mai avuto rapporti sessuali".

Ma tra il materiale sequestrato ci sono delle foto. "Il parroco non ha ancora visto gli atti. Ma esse non sono riconducibili a lui o a lei", assicura il legale che ieri ha incontrato il religioso. Invece, l’ipotesi investigativa dell’accusa è che sia stato proprio lui a scattarle, durante la "benedizione" con l’unguento della 19enne, che si era rivolta al parroco in un momento di particolare difficoltà personale.

Quattro-cinque, gli incontri descritti in una denuncia depositata a settembre, scritta con l’aiuto dell’avvocato Elisabetta Renieri, che la ragazza avrebbe avuto nella sagrestia di Pietramala tra il marzo e il giugno dell’anno scorso. A luglio, i rapporti tra i due si sono bruscamente interrotti.

L’indagine della procura fiorentina è culminata nella perquisizione a Pietramala avvenuta in un nebbioso giorno di gennaio. Gli investigatori della squadra mobile della questura di Firenze hanno portato via dalla pieve il computer e il telefono del don. E dall’analisi di quegli apparati sarebbe uscita, oltre alle chat delle conversazioni tra il 58enne e la giovane, la «prova» dei racconti della ragazza. E forse anche altro, ancora top secret.

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