
Rivolta a Sollicciano. Un suicidio innesca la rabbia dei detenuti. Fuoco dietro le sbarre
di Pietro Mecarozzi
e Chiara Ottaviani
Sollicciano in fiamme. Momenti di tensione e terrore all’interno del penitenziario fiorentino, ieri pomeriggio teatro di una rivolta dei detenuti. A fare da detonatore nella polveriera al confine tra Scandicci e Firenze, è stato il suicidio di un giovane recluso di 20 anni di origine tunisina, trovato senza vita nella sua cella. Dopo giorni di proteste pacifiche, con i carcerati accampati fuori dalle celle (diventate con l’estate invivibili per il troppo caldo e senza fornitura d’acqua), e un esposto con 50 firme inviato alla procura di Firenze, ieri si è passati alle maniere forti. Una quarantina di detenuti di tre sezioni chiuse, dove durante il giorno non vengono aperte le celle e dove era recluso il ragazzo morto, hanno appiccato fuoco a materassi, abiti e oggetti nelle loro possibilità. Poi si sono scagliati contro la struttura, accanendosi sulle mura delle celle, quelle su cui solitamente camminano cimici e altri insetti.
Fumo grigio si alza in cielo, dalle finestre del penitenziario piovono oggetti in fiamme. Volano pezzi di mura: "Le celle ci crollano addosso", grida qualcuno. Uno striscione penzola tra le sbarre: "Suicidio carcere, aiuto, help, a solo 20 anni". Urla e boati risuonano via via sempre più forti. "La gente muore", "Aiuto", "Dobbiamo fare giustizia noi, la polizia non fa nulla, noi siamo detenuti ma non siamo animali, ci sono le cimici che ci mangiano, ci sono i topi".
Nel frattempo, la direzione del carcere ha predisposto l’unità di crisi interna, mentre la prefettura ha attivato il piano di sicurezza esterno. Fuori dalla struttura – oltre ai parenti dei detenuti – arrivano un’ambulanza e alcune pattuglie di carabinieri e polizia, che si sono occupati di perimetrare la zona per scongiurare il pericolo di fuga, mentre i vigili del fuoco hanno provveduto al contenimento delle fiamme. Alcuni detenuti, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero anche riusciti a conquistare il tetto del penitenziario, per poi scendere e nascondersi nel perimetro dell’istituto. Altri hanno tentato di forzare una delle porta carraie dell’istituto.
"È un inferno, c’è il caos totale", è il primo bilancio dei sindacati di polizia penitenziaria che da tempo denuciano lo stato di abbandono e di degrado in cui versa Sollicciano. Intanto, i cori di aiuto si rincorrono di cella in cella. Di sottofondo il rumore di lamiere sbattute con forza sulle sbarre. La sezione 5 è quella da cui è partito tutto e la più difficile da placare. Ogni tanto una sirena squarcia l’aria. Dalla prime ricostruzioni, non ci sarebbero feriti, né tra gli agenti della polizia né tra i detenuti. Le procedure per far rientrare la rivolta sono andate avanti fino a tarda serata.
"Sollicciano vive una condizione di totale degrado ed abbandono della struttura e conseguentemente il totale stato di abbandono dei tantissimi detenuti presenti – commenta l’avvocato Luca Maggiora, presidente della Camera penale di Firenze –. Niente rispetta la dignità di quelle tante persone che dovrebbero ricevere tutela e garanzie dallo Stato". A fargli eco anche Antonio Mautone, segretario territoriale del sindacato UilPa polizia penitenziaria di Firenze. "Chiediamo interventi sia strutturali, sia di risorse umane – spiega – affinché si possa ripristinare all’interno della struttura l’ordine e la sicurezza, nonché le condizioni di vivibilità e salubrità sia per i detenuti sia per gli operatori. Chiediamo a tutti i livelli un cambio di rotta".