REDAZIONE FIRENZE

Ristoratore suicida, fiori e biglietti. L'affetto dei colleghi e dei cittadini

Il racconto dei colleghi. "Gli dicevamo: non è colpa tua, la crisi coinvolge tutti"

Piazza Santa Croce (foto repertorio)

Firenze, 25 agosto 2020 -  Saracinesca giù e mazzi di fiori posti tra le sue maglie al ristorante di Firenze, in zona Santa Croce, dove il titolare si è suicidato al culmine di una forte tensione interiore maturata, come ha spiegato il fratello, nel timore di non poter onorare a causa del lockdown sanitario l'investimento fatto per acquistare il fondo ma anche che non ci fosse un futuro per l'attività.

Biglietti e rose sono alcuni segni di affetto lasciati dai concittadini. Passanti che conoscono la vicenda si soffermano davanti al locale chiuso, per brevi raccoglimenti. Il ristoratore, 44enne, sposato, padre di due figli, si è ucciso impiccandosi nel ristorante dove è stato trovato il corpo. Sulla sua morte stanno proseguendo gli accertamenti della polizia, che fin dall'inizio la ha attribuita a un suicidio. 

Il ristoratore confidava sempre più spesso le sue preoccupazioni economiche ai colleghi commercianti,  sia per le conseguenze della crisi economica e anche dicendo di temere che "i suoi figli non avrebbero avuto un futuro sicuro". Loro  cercavano di rincuorarlo facendogli notare che la chiusura sanitaria per il Covid coinvolgeva tutti, non solo la sua attività e che gli effetti colpivano tutti i commerci. È quanto si apprende da negozianti della zona di Santa Croce e tra loro alcuni rivelano: "Veniva a sfogarsi con noi, aveva preso il leasing per avere il fondo, era preoccupato di non pagarlo ma anche che il ristorante con queste chiusure non lavorasse più come prima. Stavamo a parlare una, due ore a fine serata. Ci sembrava che si sentisse come in colpa. E allora noi, per scuoterlo, gli dicevamo, 'Fregatene, non è colpa tua'". 

Il lavoro con la crisi "era già calato da novembre, dicembre, poi quando venne fuori la faccenda del Coronavirus lui  andò come nel pallone, diventò pessimista, cominciò a temere per il futuro dell'attività e dei figli. Qui lavoriamo solo coi turisti, aveva ragione lui, ma gli dicevamo che eravamo tutti nella stessa barca e che si sarebbero trovate soluzioni. Poi, quando scattò il lockdown gli crollò il mondo addosso", raccontano ancora  i negozianti.

"Il suo babbo", che aveva fondato il ristorante e si era ritirato per lasciare ai figli, "è rientrato al ristorante proprio per essere presente, per dare sostegno ai figli in particolare a lui che era molto preoccupato. I turisti non tornavano, il lavoro non girava, non sta girando neanche ora, lui come noi temeva che non ci sarebbe stato lavoro come prima".