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Rischio piene-lampo. C’è l’alleanza hi tech per mappare i pericoli: "Non si può attendere"

IL monito dell’Autorità di Bacino: "Uno strumento innovativo per la prevenzione". Dalla Piana col Rimaggio a Calenzano col Garille: ecco le zone più calde.

La piena dell’Arno registrata durante il 14 marzo scorso

La piena dell’Arno registrata durante il 14 marzo scorso

di Francesco Ingardia

"È giunto il momento di tirare una riga. Il nostro territorio ha bisogno di essere studiato e gestito, non accresciuto in termini di cementificazioni. Perché in alcune aree è ormai saturo. La fotografia toscana certifica che in alcune aree metropolitane non si può più scherzare". E quindi "ognuno faccia la sua parte: a noi quella della conoscenza, alla Regione la prevenzione infrastrutturale, ai Comuni la sostenibilità come linea guida della previsione urbanistica". Un monito più che un avvertimento quello del segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale, Gaia Checcucci. Perché gli effetti del cambiamento climatico sul ciclo idrologico gravano eccome sulla tenuta dell’Appennino settentrionale.

Considerando la frequenza sempre maggiore di eventi alluvionali di breve durata, ma intensi e concentrati in uno spazio definito, al punto da generare un incremento corposo dei fenomeni di "flash food". Proprio le piene improvvise (e il loro argine con strumenti di prevenzione dei reticoli) sono state l’asse portante di un accordo siglato tra l’Adas e il Dicea (Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Ateneo fiorentino). "Siamo i migliori nel gestire le emergenze - ha ricordato Checcucci -, ma adesso serve un’accelerata sull’implementazione di efficaci strumenti di prevenzione". Vero, l’Adas è stata selezionata a livello europeo come l’authority con le "migliori pratiche" nella gestione di eventi alluvionali.

Ma lo step successivo è quello di stringere intese strategiche come quella con il Dipartimento di Ingegneria avvalendosi del suo "supporto altamente specialistico". Come? Con uno studio che si propone di elaborare un quadro conoscitivo usando dati topografici, idrologici e meteorologici, aggiornati periodicamente (a dicembre 2024, per adesso) per riflettere i cambiamenti climatici e le nuove conoscenze scientifiche. La metodologia permetterà di mappare e individuare le aree a più alta propensione al verificarsi di fenomeni da "flash flood", fornendo uno strumento tecnico aggiornato, utile alla prevenzione e alla pianificazione territoriale, in grado di supportare la Protezione Civile e le istituzioni locali nella gestione del rischio idrogeologico. C’è però un "elemento innovativo": quello della valutazione del consumo di suolo per ogni bacino idrografico.

"Una informazione utile - spiegano i due enti - per cercare di stimare la possibile tendenza evolutiva di un dato bacino idrografico e il suo impatto nella pericolosità da eventi di piene repentine". D’altronde, ricorda Enrica Caporali del Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale e responsabile scientifica dell’accordo, "sono da attenzionare soprattutto i bacini di piccole dimensioni, per questo spesso non monitorati". Ecco che "una mappatura puntuale" a disposizione dei decisori "può aiutare nella messa in campo di misure per ridurre la pericolosità" dei bacini stessi in caso di piogge torrenziali. Basta prendere in esame il caso pilota adottato dall’Autorità: il bacino dell’Arno. Fioccano zone in giallo, arancione e rosso nella ‘Mappa della pericolosità derivata da fenomeni di flash flood’. Soprattutto nel distretto fiorentino.

Si registra una classe di propensione "molto elevata" di piene improvvise a Sesto con il Rimaggio, a Calenzano col torrente Garille, nel Mugello col fiume Sieve nel Mugello, Santa Brigida alle prese con il Fosso del Risaio. La classe di propensione di Campi risulta essere "moderata", ma conosciamo bene gli esiti catastrofici dell’alluvione del 2023. Di pari colore, l’area dell’Osmannoro, quella circostante l’aeroporto Vespucci, Lastra e Signa, Fiesole, Impruneta. "Usateci - l’appello finale del segretario Checcucci rivolto agli amministratori -, usate la nostra conoscenza come supporto alla gestione in caso di criticità secondo le linee guida del Piano di Protezione Civile ma soprattutto per la prevenzione, con scelte in tempi di pace di sviluppo urbanistico coerente con il proprio territorio".