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Referendum cittadinanza, la sfida : "Cinque anni e non dieci per averla". Il Pd e Funaro al fianco di +Europa

Il segretario nazionale Riccardo Magi dà il via alla mobilitazione alle Giubbe Rosse "Dimezziamo i tempi per la richiesta". La sindaca: "Battaglia di civiltà" .

La data ufficiale per le quattro consultazioni referendarie ancora non c’è. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi stanno pensando di accorpare i quesiti al primo o secondo turno delle amministrative in primavera in un unico election day. Ma la campagna per il referendum sulla cittadinanza è già partita. Ieri alle Giubbe Rosse +Europa insieme al comitato referendario hanno aperto le danze della mobilitazione per il sì. La richiesta: ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni, superando così la norma "vecchia e sbagliata" del 1992. "Si tratta di andare verso una riforma di una legge ingiusta nei confronti di tante persone nate o cresciute in Italia che non godono pienamente dei diritti, ma anche di un momento per esprimere la volontà popolare - ricorda il segretario nazionale di +Europa Riccardo Magi. Quando tutti ci dicono che la democrazia non conta più, non vale, noi diciamo conta eccome, facciamola valere a primavera".

Anche il Pd Toscana "sostiene con convinzione" la battaglia. "Il raggiungimento del quorum non sarà un obiettivo semplice, ma crediamo che un paese con più diritti per tutte e tutti è un paese con meno disuguaglianze e più possibilità", fa sapere Laura Rimi dalla segreteria regionale. Al fianco di Magi e del comitato, anche la sindaca Sara Funaro, in piena sintonia, dopo il disciplinare lanciato pochi giorni fa per concedere la cittadinanza onoraria tramite lo Ius scholae ai ragazzi delle scuole fiorentine. "E’ una battaglia di civiltà - dice Funaro -, di equità nel nostro paese e dove le norme si devono adeguare a uno status quo che già c’è nelle nostre comunità".

F.I.