
Un particolare della copertina del cd "Vorrei, Potrei, Andrei"
Firenze, 19 giugno 2019- Una compilation di 23 tracce realizzate dai detenuti nel carcere 'Mario Gozzini' e nell'Istituto penale per minorenni 'Gian Paolo Meucci' di Firenze, che utilizza il rap come strumento educativo, di integrazione e per combattere pregiudizi morali: è "Vorrei. Potrei. Andrei", l'ultimo prodotto musicale del progetto Sbarre Mic Check. Un disco crudo, senza filtri o edulcorazioni di sorta ma, allo stesso tempo, vero, trasparente, diretto, una riflessione pubblica su quello che succede dentro il carcere, di cui spesso si ignorano dinamiche e problematiche. Tutti i testi sono stati scritti e interpretati dai ragazzi dei due istituti penitenziari; tra gli ospiti del disco il celebre rapper Inoki. Duplice sarà la presentazione del disco, venerdì 21 giugno il primo appuntamento per la Festa in musica in occasione del Solstizio d’Estate all'interno dell'Istituto Gozzini, alla presenza di testimonial di rilievo come Cecco & Cipo, e il rapper di origini egiziane Amir.
Il secondo appuntamento sarà venerdì 28 giugno all’Utopiko (via Fabrizio De Andrè, dalle ore 19, ingresso libero), in una serata di musica che vedrà la presenza di esponenti della scena rap locale e nazionale. In questa occasione, sarà presentato anche il cd di Fen.Ics, ragazza di origini italo-siriane - che sarà presente all’evento - il cui disco di esordio 'R-evolution' è stato realizzato grazie al contributo dell'assessorato alle politiche giovanili del Comune di Firenze. La religione, il senso di colpa, la mancanza di casa, la voglia di ricominciare: tutti questi temi compaiono in “Vorrei. Potrei. Andrei”, tenuti insieme dal collante stilistico del rap, qui utilizzato come chiave di comunicazione, integrazione e di libertà, sia verbale che mentale, in un contenuto linguistico che comprende italiano, arabo, spagnolo e inglese. "Crediamo molto nel rap come mezzo per fare raccontare ai ragazzi la propria vita - ha sottolineato l'assessore comunale alle politiche giovanili Cosimo Guccione - il carcere deve essere soprattutto un momento di educazione e rieducazione alla vita e il rap, in questo senso, è un linguaggio che funziona molto bene. Sappiamo come la musica sia maieutica, aiuti a tirar fuori le emozioni positive e negative".